Noi donne, senza un uomo, non saremmo mai esistite.

di Giorgia Petrini

Com’è noto, contraddizione di senso, il tema in questione non fa notizia. Detto più semplicemente, si sa che “dei maschi” non gliene importa nulla a nessuno (o quasi). Per non parlare dei padri veri, ove sopravvissuti al portento dell’era moderna, che ormai interessano meno dei gay. E’ una realtà. Per meglio dire, in senso più ampio, gli uomini non fanno proprio notizia (a meno che non rientrino in una categoria tacciabile di discriminazione, nel senso più moderno del termine). Non la fanno quando vengono sfigurati con l’acido (qui uno dei tanti esempi), né quando si tolgono la vita dalla disperazione per essere stati allontanati da un figlio (anche qui uno dei tanti esempi), né quando – appunto – finiscono per essere la più alta percentuale di nuovi poveri (vedi Rapporto Caritas sulla povertà). Interessano solo quando sono violenti, ingiusti, sciupa femmine e insensibili, oppure, quando pagano (attribuendo al verbo “pagare” diversi significati).
Sì, perché, in fondo, la parità (che poi, noi fanciulle, differenziamo anche nella forma scegliendo per esempio un colore che ci faccia diverse, tipo il rosa) a noi donne interessa poco quando c’è da andare fuori a cena, da portare la spesa su per le scale, da comprare la casa di proprietà, da pagare le vacanze, da farsi mantenere o da pretendere (anche senza nessun bisogno reale) alimenti che riducano in polvere anche l’uomo più giusto e più retto della terra. Se ha sbagliato una volta, ha sbagliato per sempre. Basta a darci il La per farlo diventare un’affare. Con buona pace delle tante chiacchiere sull’eternità, anche quelle di chi si sposa in chiesa. E’ un giudizio? No, se a leggere è chi conosce la propria coscienza e il proprio agire. Basta questo, non serve essere cristiani per capire che la vita e la dignità di un altro essere umano valgono molto di più di un french alle unghie. Noi donne esistiamo anche grazie al seme di nostro padre. E i nostri figli esisteranno anche grazie al seme dei loro padri. Basta con questa storia che degli uomini se ne può fare a meno o che “la mamma conta di più”! Cosa che ci darebbe automaticamente diritto a spellarli per tutta la vita anche di quello che non hanno. Esiste un DNA al quale (da tutti, non dai cristiani) si attribuisce il 50% dei contributi  genetici ciascuno (50% maschile e 50% femminile). Noi donne siamo solo ed esclusivamente metà della storia, metà della torta, metà della vita. Quasi basta proiettare la comprensione di questo principio elementare all’infinito per capire con il cuore e con la mente che è quasi tecnicamente sufficiente concepire un figlio insieme per non lasciarsi più. E invece, notizia di oggi, siamo sulla soglia del divorzio breve anche in Italia, giusto per completare il quadro del secolo tutto incentrato sulla distruzione della famiglia. Quella vera. L’unica in grado di esistere in verità senza prelevare un figlio da un utero in affitto all’altro capo del mondo.

Ma quando siamo diventate così, noi donne? Quando abbiamo deciso di credere che discriminare nella menzogna e – spesso – con profonda cattiveria (in senso negativo da ogni parte, politica, familiare, professionale, personale) un altro essere umano (peraltro padre dei nostri figli) sarebbe stato il nostro più degno ascensore sociale per la conquista di un presunto merito o di assunti diritti di partenza, scelti a priori secondo la nostra naturale condizione genetica di “donne”, costi quel che costi, compresa la vita di un altro? Quando siamo diventate così velenose, opportuniste, spregiudicate e stridenti? Deboli solo se c’è da pagare il conto a cena o da stancarsi. Forti, fortissime, se c’è da fare la cavitazione (per rimuovere le adiposità localizzate) con i soldi degli alimenti chiesti ai mariti – sempre più spesso abbandonati – per i figli. E non me ne vogliano, ovviamente, le donne che veramente si trovano in difficoltà e che, in nessun modo, sia chiaro, sono sfiorate dalla mia digressione di oggi.

Io non voglio diventare così. Spero di non esserlo mai, anche se avrei un sacco di adiposità localizzata da rimuovere che mi costringerà a preferire vacanze montane per tutta la vita. Forse, grazie a Dio, non lo sono mai stata e, tuttavia, si fa sempre in tempo a diventarlo. Un sola cosa vi chiedo, donne, mie simili. E’ una domanda facile facile:

Ma cosa vedete quando vi guardate allo specchio la mattina?
Guardate meglio, per favore. Io posso solo pregare per voi.

specchio

4 pensieri riguardo “Noi donne, senza un uomo, non saremmo mai esistite.”

  1. Cara Giorgia, tu sei un semplice genio e, come tante donne sensibili e di buona volontà che per fortuna ancora sopravvivono nel mare di meschinità diffusa, sei una speranza ed ispirazione per tutti noi e per i nostri figli, per il loro ed il nostro futuro. Ti stimo infinitamente, sorella!! :-) il padre di Erik

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