di Giorgia Petrini
Ieri sera abbiamo visto “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Per esperienza diretta, direi che è piuttosto vero. Conosco i posti, le piazze, i locali scelti per il film, il tipo di gente che li frequenta e i vari cliché proposti sullo sfondo… E’ una buona ricostruzione della Roma decadente degli ultimi 10 anni, quella in cui molti miei coetanei di oggi credono spesso di poter incontrare una vera vita, bella e piena, tra il fondo di una bottiglia e qualche incontro ravvicinato del terzo tipo. Lo credevo anch’io un tempo, finché non ho iniziato a “rassegnarmi” all’evidenza della mia disperazione e a “cercare altrove”, per poi scoprire di essere trovata (Grazie Signore!). E’ un film troppo lungo, troppo ripetitivo e in molti tratti assai scontato. E’ vero, ma banale e limitato. Prova a prendere di petto troppi temi, tutti giganteschi e tutti molto importanti, senza dare un particolare senso di approfondimento a nessuno di questi. C’è una vena di accidia irrisolta e superficialmente ricercata, senza scampo e senza una reale voglia di cercare davvero La Grande Bellezza, che in un certo senso invece – letto il titolo – mi sarei aspettata. La scelta di guardare alla Grande Bellezza sfocia in un sottofondo di nostalgica memoria che riesuma, nei vari personaggi, qualche cenno di rimpianto nella propria storia e nel passato. C’è quindi una chiara intuizione di bruttezza e disperazione in questo film che sfiora il conoscimento reale della Roma mondana di oggi, e non solo. La (vera) Grande Bellezza non è nel silicone, né nell’evitare la sofferenza, né nella negazione della morte, né nel compromesso con la vecchiaia o col tempo che passa. Non è neanche nei treni già partiti o nelle cose superate, io credo. La vita è bellezza e la bellezza è solo Amore. In ciò che ancora non sai, sicuramente puoi cercare “per essere trovato”, per essere Salvato.
Vale la pena di vedere questo film? Secondo me, anche no, a meno che non si sia in cerca di quel perverso gusto nel continuare a dirci addosso che siamo tutti molto decadenti e troppo disperati, senza mai volerci chiedere davvero come mai…
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