Tra la vite e l’uva c’è la Vita Nova

di Giorgia Petrini

E’ tanto che non scrivo. Negli ultimi quattro mesi sono successe tante cose, anche se non sembra, e a gennaio avevo già deciso che mi sarei buttata a capofitto sul terzo libro, invece… prima gli incontri sul progetto scuola (ricordo a chi vuole che si fa ancora in tempo a dare la propria adesione per partecipare cliccando qui), poi qualche imprevisto di salute in famiglia, poi decidere “che fare” da quando ho praticamente quasi smesso di lavorare, poi qua, poi là, si finisce con l’avere tanto tempo, il fare tante cose e l’avere difficoltà a chiudere i pugni con qualche mosca tra le mani. Che poi a me le mosche mi fanno anche un certo schifo (con tutto il rispetto per quelle che San Francesco chiamerebbe “sorelle mosche”…).
Così, tra una palleggio e l’altro, sono tornata alle origini (i nonni paterni erano entrambi sarti, in Umbria famosissimi) puntando sulla decrescita e mi sono iscritta a un corso di Alta Sartoria Artigianale alla Italian Genius Academy. Qualcuno del resto sapeva che mi ero già data anche ai gioielli artigianali in tessitura (clicca qui), ma quelli senza scuola… Comincio martedì, quindi non saprei dirvi cosa ne penso, come mi trovo, come funziona, se sarò capace o se alla fine farò concorrenza a Giorgio Armani (dipende, magari decido di comprare anche il marchio, fonderlo con Versace, Cavalli e Mattiolo e aprire una catena di intimo da uomo in pizzo e tulle -che tanto tra poco ci arriviamo- con l’aggiunta di fiocchetti in raso e seta…). Però, nel pensarci e decidermi, ho riflettuto su alcune cose che mi hanno aiutata a fare questa scelta nel modo in cui in genere io faccio tutte le scelte della mia vita, da quattro anni a questa parte, tipo:

– dare valore a qualcosa che sta andando perduto e che tanta gente non vuole più fare (eppure che allo stesso tempo serve tantissimo);
– farlo in modo che si passi inosservati (quello che resta è la sostanza, l’opera, non sempre chi l’ha fatta);
praticare tante virtù cristiane che richiedono un sacco di amore (la pazienza, lo zelo, la mitezza, l’attenzione, la cura per le piccole cose… ricordo i nonni perdere la vista negli anni per attaccare tanti bottoni in un giorno);
– scegliere una cosa che abbia potenzialmente continuità, anche dopo di me, che sia condivisibile, che crei occupazione e che comunque lasci un segno in un ricordo tangibile, in un ricamo, in un oggetto il cui Vero Valore non sia né il marchio né il costo, ma l’amore con cui è stato realizzato;

Ultimamente sto cercando di dimettermi dalle cose del mondo (pratica tanto difficile quanto bella e liberante), nel tentativo di perdere ogni forma di autoreferenzialità, di protagonismo, di prima persona. Non ne posso più di gente che si auto cita mettendo una scritta in grassetto sulla propria foto, qualunque cosa abbia da dire (a meno che non sia il Papa!), o di persone che credono di avere tutte le risposte a tutte le domande, fino ai prossimi cinquant’anni. In questa Vita Nova sto scoprendo cose di me che non conoscevo, sto “ritrattando” su tante convinzioni che avevo, per le quali mi pareva di essere un oracolo fino a qualche tempo fa, e sto apprezzando moltissimo il grande privilegio di poter vivere una vita di fede intensa, fatta di una relazione diretta, intima e “segreta” con Dio, in ogni momento, senza dare sfoggio o risalto a nulla di ciò che faccio o dico, se non a ciò che veramente conta: i frutti della vite.

…Così, era per dare un decimo di aggiornamento intermedio, prima dei fuochi d’artificio.
Buon pranzo a tutti.

con_i_nonni_paterni
Con i nonni paterni…

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