di Titti Mallitti, da testimonianza di Elisa Silvi, 13 marzo 2015
Nel terzo venerdì di Quaresima io, Elisa, e mio marito Giovanni, come chiestoci da Don Aldo, abbiamo accompagnato la via crucis serale con la nostra testimonianza.
Siamo una famiglia che frequenta da alcuni anni la parrocchia di San Michele, dopo il nostro trasferimento da Milano, e abbiamo cinque bambini: Agnese, Pietro e Tommaso, di cui ci occupiamo quotidianamente, Benedetto Luigi Maria, che si occupa di noi dal Paradiso e la piccola Chiara Maria, ancora protetta nel grembo materno. Un anno fa, esattamente il 4 aprile, nasceva il nostro piccolo Benedetto, affetto da una grave patologia (la trisomia 18) dichiarata dai medici incompatibile con la vita; ma la sua storia è iniziata 8 mesi prima, quando ho scoperto di aspettare il nostro quarto bimbo, tanto atteso e desiderato. Questa gravidanza si è da subito manifestata come un po’ complicata ma soltanto con l’ecografia morfologica del quarto mese, proprio l’antivigilia del Santo Natale 2013, abbiamo scoperto che effettivamente il nostro bimbo aveva una grave patologia cardiaca, probabilmente associata ad una trisomia. Inutile nascondere come ci sia crollato il mondo addosso in quel momento, sommersi da mille preoccupazioni per lui e per gli altri nostri bimbi: una croce così pesante come facevamo a portarla? Da questa domanda è nata una preghiera quasi incessante e il Signore ci è venuto incontro mettendoci accanto tanti amici, nuovi e vecchi, Don Aldo e Don Angelo e altre famiglie che si sono strette intorno a noi e a Benedetto e proprio come nella via crucis ci hanno accompagnato lungo la nostra salita al Calvario, aiutandoci a portare la croce. Attraverso questi volti il Signore si è reso ancora una volta presente nella nostra vita, e proprio abbandonandoci al Suo amorevole abbraccio abbiamo camminato sempre più certi e lieti, superando le nostre paure. Questo non significa che non abbiamo comunque cercato di offrire al nostro piccolo le cure migliori spostandoci per le visite in un Ospedale specializzato in questo tipo di patologie, nella speranza che fosse possibile operarlo e salvargli la vita una volta nato. Intanto i nostri bimbi e tantissimi amici continuavano ad accompagnarci con la preghiera e così Benedetto, contro ogni pronostico medico, è arrivato al parto, anche se un mesetto prima, è nato piangendo e subito, tra le nostre braccia, ha ricevuto il Santo Battesimo, dopodiché ha potuto conoscere i suoi fratellini e le nonne. La sua nascita è stata una festa, con l’ospedale letteralmente invaso da amici con i figli e zie con i nipotini, che si affacciavano dal vetro della TIN per vederlo anche solo per pochi minuti. Nelle sue 30 ore di vita Benedetto è vissuto in braccio a mamma e papà e circondato dall’amore di tutti; io e mio marito, nonostante la stanchezza fisica, eravamo incredibilmente lieti, consapevoli di aver fatto tutto ciò che umanamente era possibile per farlo nascere, ma soprattutto di avergli dato ciò di cui lui, come tutti noi, abbiamo solo bisogno: tanto amore. La letizia non cancella il dolore, ma aiuta a viverlo e ad affrontarlo senza cadere nella disperazione e nello sconforto. Certo ci sono stati tantissimi momenti difficili: per una madre vedere i propri figli, di 8, 6 e 3 anni, piangere per la prima volta di dolore e non per un capriccio o perché si sono fatti male, ma per una ferita del cuore è veramente duro, così come cercare le risposte alle loro domande, ai loro perché.
Benedetto è salito al cielo la sera del 5 aprile, giorno in cui quest’anno festeggeremo la Santa Pasqua, ed il suo funerale, proprio come la sua nascita, è stato una festa: la sua seppur breve vita era giunta al suo compimento e noi non ci siamo sentiti smarriti o abbandonati, anzi…spesso abbiamo dovuto consolare noi le persone che incontravamo e quasi giustificarci con gli altri se ci dicevamo sereni. E questa è una grande grazia che il Signore ci ha concesso, non un frutto delle nostre capacità o di un nostro sforzo. Anche oggi, a distanza di quasi un anno, continuiamo a sentire Benedetto come presenza viva che ha trasformato la nostra vita, la nostra famiglia e convertito i nostri cuori.
Elisa e Giovanni