
Guido Reni (1575 – 1642)
Vanità di vanità
Ogni cosa è vanità
Tutto il Mondo e ciò che ha,
Ogni Cosa è vanità.
Se del mondo i favor suoi
T’alzeran fin dove vuoi
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se regnassi ben mill’anni
Sano, lieto, e senz’affanni,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi d’ogni intorno
Mille servi, notte e giorno,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi più soldati,
che non ebbe Serse armati,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi ogni linguaggio,
E tenuto fossi saggio,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se starai con tutti gli agi
Nelle ville, e ne’ Palagi,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
E se in feste, giochi e canti
Passi i giorni tutti quanti,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Sazia pur tutte tue voglie
Sano, allegro e senza doglie,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Dunque a Dio rivolgi il cuore,
Dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non mancherà
Tutto il resto è vanità.
Se godessi a tuo volere
Ogni brama, ogni piacere
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi ogni tesoro
Di ricchezze, argento ed oro,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se vivessi in questo mondo
Sempre lieto, ognior giocando
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se lontan da pene e doglie
Sfogherai tutte tue voglie,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Se qua giù starà il tuo cuore
Giubilando a tutte l’ore,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.
Dunque frena le tue voglie,
Corri a Dio, che ognor t’accoglie,
Questo mai non mancherà,
Tutto il resto è vanità.
San Filippo Neri
Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595