
Dalle poche e concentrate iniziative della prima edizione nel 2013 si è passati quest’anno a una lunga serie di conferenze in 20 città. In febbraio e marzo una squadra di esperti storici, filosofi, medici, fisici e scienziati di varia specializzazione «che vogliono dare il loro contributo ad una lettura del rapporto tra scienza e fede fondata e non ideologica», affronterà pressoché tutti i temi importanti di un rapporto che molti continuano a ritenere conflittuale. Una cattiva pubblicistica, alimentata da una mentalità che non rende un buon servizio alla ragione stessa e alla verità storica, li considera difatti «connubi impossibili».
Si parlerà di neuroscienze e logica, di astrofisica e biologia, di genetica, di fisica e delle prerogative della ragione. Alcuni interventi saranno anche fondati sulla storia della scienza e sul ruolo che centinaia di religiosi e uomini di fede hanno avuto in essa, ruoli in molti casi di primissimo piano. Si pensi soltanto che il modello cosmologico di Big Bang è opera del gesuita Georges Lemaître. Oltre al bioeticista e storico Francesco Agnoli e al biologo e studioso dei rapporti scienza-fede Enzo Pennetta sono numerosi e prestigiosi i relatori delle varie conferenze (il programma su: www.mendelday.org).Tra loro una ricercatrice del Cnr, Carla Basili; un membro della European Society for Pedriatic Research della Pontificia Academia Pro Vita, Carlo Bellieni; il fisico e sacerdote Gabriele Bernardi; Paolo Musso, filosofo della scienza e membro dell’International Academy of Astronautics. Il Mendel Day è ormai un “evento diffuso”. E così il monaco agostiniano è diventato un personaggio emblematico e una pietra di scandalo. Un successo che dovrebbe far riflettere quanti con eccessiva leggerezza scavano fossati e teorizzano divisioni che non ci sono.