di Osservatore Romano – 23/01/2014
Giovedì 23 gennaio a Roma, nel Centro Español de Estudios Ecclesiásticos annesso alla chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, lo storico Vicente Cárcel Ortí presenta il suo libro Mártires del siglo XX en España (Madrid, Biblioteca de Autores Cristianos, 2013, 2 volumi, pagine cxi + 2.816). Un libro, spiega l’autore, che raccoglie tutte le biografie dei 1.523 martiri del xx secolo in Spagna elevati agli onori degli altari.
Si tratta di undici santi e di 1.512 beati, canonizzati o beatificati nel periodo che va dalla prima cerimonia celebrata da Giovanni Paolo II nel 1987, all’ultima, svoltasi a Tarragona, il 13 ottobre 2013. Si parla di “martiri di Spagna” e non di “martiri spagnoli” perché, se è vero che la Spagna è il luogo dove furono martirizzati e anche la patria di gran parte di loro, ce n’erano però diversi che provenivano da altre nazioni, come la Colombia, Cuba, le Filippine, la Francia, il Messico e l’Uruguay. E in ogni caso, i martiri non sono patrimonio esclusivo di una diocesi o di una nazione, bensì, per la loro speciale partecipazione alla croce di Cristo, redentore dell’universo, appartengono al mondo intero, alla Chiesa universale. Quando si parla dei martiri spagnoli degli anni Trenta del XX secolo li si chiama erroneamente “martiri della guerra civile”. Non è così, perché i primi martiri li troviamo nel mese di ottobre del 1934, durante la Rivoluzione delle Asturie (nove di essi furono canonizzati da Giovanni Paolo ii nel 1999). Mancavano allora quasi due anni all’inizio della guerra civile, con la quale quindi quei testimoni non ebbero nulla a che fare. In quei terribili anni molti ecclesiastici e consacrati furono assassinati semplicemente perché appartenevano alla Chiesa; e il martirio degli uomini e delle donne dell’Azione cattolica e di altri movimenti ecclesiali fu dovuto allo stesso motivo; ossia perché erano cattolici praticanti. Ma nessuno di loro fu coinvolto in lotte politiche o ideologiche, né vi prese parte. Quei martiri non impugnarono le armi contro nessuno. È quindi ben documentato che la persecuzione iniziò molto prima della guerra civile e non fu la conseguenza di una presa di posizione previa della Chiesa che, solo a partire dal luglio del 1937, appoggiò apertamente una delle parti in conflitto perché nell’altra aveva smesso di esistere e si continuava a uccidere gli ecclesiastici e i cattolici praticanti. Prima che la pioggia del tempo cancelli le orme di questi testimoni della fede, urge recuperare per la storia e per la memoria collettiva l’eredità spirituale di quegli uomini e di quelle donne. Furono portatori di un messaggio di pace, di tolleranza, di concordia e di riconciliazione nazionale di fronte all’odio irrazionale che mosse le due Spagne contrapposte. Sono patrimonio della nazione e oggi continuano a essere esempi vivi per il superamento dei contrasti ideologici e per la promozione della fraternità e della solidarietà che tutte le ideologie predicano.
Fonte: Osservatore Romano
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QUI un post sul mio recente viaggio nelle Asturie. Ci sono andata. Ho visto con i miei occhi certe cose. Anche in questo caso, ci hanno insegnato un’altra storia.
QUI un film suggerito da Aleteia sull’argomento che non ho visto, ma vedrò.
QUI un bel post di Don Curzio Nitoglia sul tema.