
di Kōshō Uchiyama
Ubaldini Editore
Dal Capitolo 1 – Pratica e cachi
Pagina 34“Che Dio debba essere assoluto è il fondamento da cui hanno origine le religioni per le quali soltanto Dio può essere vero o reale. Poichè non siamo altro che cose create, siamo soltanto relativi. L’origine di tali religioni sta quindi nella negazione di se stessi in favore di un altro, Dio.”
Pagina 35“Possiamo parlare di questo o di quello soltanto perchè ci aggrappiamo a qualcosa o cerchiamo di creare un certo legame con essa. ‘Abbandonare tutto ciò che si manifesta’ significa non cercare di creare un legame con un oggetto esterno.”
Pagina 36“Quando abbandoniamo gogni idea sulle cose, tutto diventa autenticamente vero. Questa è la quarta realtà innegabile: completa tranquillità o nehan jakujō. Viene descritta anche come ‘tutte le cose sono così come sono’, shohō jissō. Pertanto, quando abbandoniamo tutto, non creiamo attaccamenti e legami artificiali. Ogni cosa è così com’è. Ogni cosa esiste in un modo accidentale o in un altro. Questa è la realtà presente della vita. E’ la realtà di ciò che non può essere afferrato, la realtà di cui non si può dire niente.”
“(…) Ciò che è proprio qui e ora è assoluto, innegabile.”
Pagina 37“Dobbiamo capire che al di fuori del presente non esiste niente.”
Pagina 38
“Anche tutti i processi chimici e fisici del nostro corpo cambiano continuamente. Eppure, temporaneamente, tutto assume una forma. Questo è il nostro vero sé, jiko. E’ il sé reale o universale o, come preferisco dire, la realtà della vita. Comunque la mettiate, io sono qui solo perchè il mio mondo è qui. Quando ho fatto il primo respiro il mio mondo è nato con me. Quando muoio il mio mondo muore con me. In altre parole, non nasco in un mondo che già esisteva prima di me, non vivo semplicemente come un individuo fra milioni di altri individui e non mi lascio tutto dietro perchè viva dopo di me. La gente vive considerandosi parte di un gruppo o di una società. Ma non è così che viviamo davvero. In realtà, io faccio nascere il mio mondo, lo mantengo in vita e quando muoio lo porto via con me.”
Dal Capitolo 2 – Il significato dello zazenPagina 44
“Lo zazen è il sé che fa se stesso da se stesso – jiko ga jiko wo jiko suru.”
Pagina 48
“Sia che si soffra di un complesso di inferiorità, consumati dallo spirito di competizione, o che ci si aggrappi a un’idea di superiorità, è più che naturale provare lo stesso vago senso di carenza. Affidarsi agli altri per conoscere se stessi significa essere instabili. Ovviamente, ciò non vuol dire dover vivere nell’isolamento. Vivere isolati è innaturale e crea instabilità quanto fare continuo riferimento agli altri. Per conoscere se stesso, il vostro vero sé è al di là sia del fare affidamento sugli altri sia dell’evitarli. Non possiamo trovare la vera pace della mente fino a che non viviamo la realtà della vita del sé, dal momento che il fondamento del sé è soltanto il sé. Questo è il sé universale che ho cercato per tutta la vita.”
Pagina 48/49“Ciò che in genere intendiamo quando parliamo di ‘sé’ è il nostro sé cosciente, che include ciò che vediamo e pensiamo in questo momento e il nostro ruolo o identità attuale. In realtà, il nostro sé cosciente non è soltanto chi pensiamo di essere in questo momento, ma anche l’idea di chi pensiamo di essere stati in passato. In altre parole, il sé cosciente è la somma dei nostri pensieri allo stato di veglia da quando eravamo bambini fino al momento presente. Prendiamo tutti questi pensieri coscienti, li astraiamo dalla nostra vita e li definiamo il nostro sé; ma si tratta solo di una parte del sé.”
Pagina 49“Pensare significa aggrapparsi o attaccarsi a qualcosa con il ‘pugno’ del nostro cervello razionale. Ma se questo pugno lo apriamo, se non concepiamo pensieri, quel che è nelle mani della mente cade. Il nostro sé universale, jiko, include anche ciò che abbandona.”
Pagina 50“Questo sé che tutto include in fondo è la forza creativa della vita. Corrisponde a quello che la tradizione giudaico cristiana chiama la forza creatrice di Dio. Anche questa forza (ciò che è di per sé vivo e anche ciò che creato) è il sé. Se volete usare Dio come referente, è necessario accettare Dio come pura forza creativa, come qualcosa di vigoroso, di vivo che opera in noi e attraverso di noi: qualsiasi cosa io faccia o pensi, Dio è in tutte le cose e opera attraverso di me.”
“Tutto ciò che è vivo è jiko, o sé universale.”
“Dire sé ‘totale’, ‘vero’ o ‘universale’ è un modo per cercare di includere tutta la vera realtà della vita.”
Ciò che viene prima di cuocerlo
o di friggerlo con il pensiero,
ciò che precede ogni elaborazione con il pensiero:
la vita nuda e cruda, quello è jiko.
Pagina 50/51“Vivere autenticamente la vita, quello è il sé universale, il sé che è totalmente se stesso.”
Pagina 51
“Il mondo che vedo è solo mio.”
“Fare zazen significa vivere la realtà della vita del sé, senza presumere che l’io sia determinato dal rapporto con altre persone o cose.”
Pagina 52“La vita del sé non si manifesta quando viene definita.”
“Pur creando ogni sorta di definizione, la realtà della vita le trascende tutte.”
“Se tocchiamo il fuoco, ci bruciamo certamente. Ma se pronunciamo soltanto la parola fuoco senza toccarlo, non ci bruceremo. Così, se pensiamo soltanto la parola fuoco, la testa non ci andrà in fiamme. Dunque, la definizione di fuoco, la cui natura è quella di bruciare tutto, non può esserne la realtà. Il fuoco esiste a prescindere dalla sua definizione.”
Pagina 54“Se ricorriamo all’intelletto per trovare una risposta, possiamo ottenere soltanto una risposta parziale o astratta. In definitiva, tutto quel che possiamo dire è che la realtà della vita è così com’è. La realtà della vita del sé è semplicemente vivere la vita così com’è. Il sé non esiste perchè lo penso o perchè non lo penso. In entrambi i casi, questo sé universale e personale è la mia vita. Lo zazen è un modo per mettere autenticamente in pratica questa realtà della vita.”
Pagina 57
“(…) idee e credenze hanno semplicemente un’esistenza concettuale fissata nei nostri pensieri, non sono esperienze di vita non elaborate e vive qui e ora.”
Pagina 58
“La cosa importante è trovare un modo sano di vivere la realtà della vita. Ecco lo scopo di una vera pratica spirituale: non spirito o mente separati dal corpo e dal mondo, ma un modo di vivere autentico. Questo è lo zazen: una pratica del vivere la vivida realtà della vita.”
Dal Capitolo 3 – La realtà dello zazenPagina 65“Lo zazen è la forma più concentrata di vita che opera come vita pienamente risvegliata. E’ la pratica che manifesta quella vita in maniera diretta e pura. Dunque, pur essendo facile da spiegare, in realtà questa pratica è la cosa più importante della nostra vita e, al tempo stesso, il compito più impegnativo.”
“Lo zazen è semplicemente il nostro sé totale che fa se stesso da se stesso. Lo zazen fa zazen! Lo zazen è l’atto del gettare via il modo di pensare interessato per cui se si mira a uno scopo deve esserci un bersaglio.”
Pagina 76“L’essenziale è impedire che la vita venga offuscata da pensieri basati sui desideri, considerando invece tutti i pensieri e i desideri come fenomeni che poggiano sul fondamento della vita; lasciarli essere come sono e tuttavia non farsene trascinare. Non si tratta di fare un grande sforzo per non lasciarsi trascinare dai desideri. E’ essenziale solo risvegliarsi e ritornare alla realtà della vita.”
Dal Capitolo 4 – Il mondo della pratica intensiva
Pagina 83“Quando trascendiamo il tempo, o lo dimentichiamo, incontriamo realmente la pura realtà della vita. Per noi il tempo esiste perchè mettiamo a confronto un momento con l’altro, e nel tumulto della percezione sentiamo che esso scorre via velocemente. Quando smettiamo di fare paragoni e ci limitiamo a essere quel sé che non è altro che il sé, riusciamo a trascendere quella velocità o quel termine di paragone che chiamiamo tempo.”
Pagina 87“Il mondo in cui viviamo non esiste indipendentemente dai nostri pensieri e dalle nostre idee. Il mondo, e questi pensieri e idee, ci appaiono come un tutto unico. A seconda dei pensieri e delle idee che nutriamo, il mondo può apparirci sotto aspetti completamente diversi. Pensieri e sentimenti costituiscono la nostra condizione psicologica. E la nostra condizione psicologica è al tempo stesso la nostra condizione fisiologica. Quando nel nostro corpo qualcosa si spezza, la mente perde di chiarezza. E se la mente non è chiara, gli occhi con cui vediamo il mondo e la visione che abbiamo della vita si offuscano. La vita e tutto il mondo assumono un aspetto tetro. Quando però ci sentiamo in buona salute, la mente si illumina e di conseguenza la visione che abbiamo di tutto diventa più luminosa.”
Dal Capitolo 5 – Lo zazen e il vero sé
Pagina 93“Non v’è dubbio che di solito viviamo in un piccolo corpo individuale che chiamiamo ‘io’. Crediamo che questo piccolo corpo individuale sia il nostro sé, immaginando di essere questo o quello, ma il sé come realtà della vita non è soltanto questo corpo individuale. Deve essere qualcosa di più.”
“La realtà della vita del sé esiste al di là dei pensieri di questo individuo, ma al tempo stesso è la forza che funziona di fatto come questo piccolo individuo.”
Pagina 94“La forza vitale che ci permette di pensare in vari modi, e che funziona in ogni individuo, trascende i pensieri di questo piccolo io, e in questo senso è onnipervasiva.”
“(…) ogni forma di esistenza, tutti gli esseri viventi, vivono la forza di un’unica grande vita che tutto pervade.”
“In genere, gli uomini credono di nascere come su un palcoscenico o in un mondo che già esiste, di danzare su quel palcoscenico per un po’ e poi, quando muoiono, di uscire di scena. Ma in realtà, quando nasco, do vita anche al mio mondo! Vivo insieme a quel mondo; pertanto quel mondo forma i contenuti del mio sé. Quando muoio, porto con me quel mondo; ciò significa che il mio mondo muore con me.”
“Voi date vita al vostro mondo, vivete e morite insieme a esso. Questa è la realtà della vita del sé, e manifestare nella realtà il sé che rende il sé un sé è jijuyu zanmai.”
Pagina 95“(…) il jijuyu zanmai è l’unico atto totale del vivere tutta la vita in un modo che la considera preziosissima.”
Paradiso o inferno, amore o odio,ovunque guardo
incontro me stesso.
Considerare la vita preziosa è
appunto vivere con tutta l’intensità
il considerare la vita preziosa.
Pagina 97“Lo zazen in quanto autentico insegnamento mahayana è sempre il sé totale che è semplicemente e autenticamente il sé totale, la vita che è autenticamente vita.”
“Noi tutti abbiamo occhi per vedere, ma se li chiudiamo e diciamo che il mondo è al buio, come possiamo dire di vivere la vera realtà della vita?”
“Tutte le idee sul nostro piccolo sé sono nuvole che annebbiano e offuscano la luce del sé universale. Facendo zazen, abbandoniamo queste idee e apriamo gli occhi alla luce della vita fondamentale del sé universale.”
Pagina 101“(…) la vita realizza la vita attraverso la vita (…)”
“(…) il sé realizza il sé attraverso il sé (…)”
Dal Capitolo 6 – Il mondo del sé si manifesta
Pagina 103“Più alto è il tenore di vita che le persone riescono a raggiungere, più alto è il livello che vogliono raggiungere. Più una nazione riesce a conquistare potere, più cerca di conquistarne. La spirale si perpetua perchè le conoscenze per sviluppare il tenore di vita, che sono la saggezza della nostra moderna civiltà scientifica e tecnologica, nascono dall’insoddisfazione. L’insoddisfazione è la madre dell’invenzione e del progresso. Ecco perchè, a prescindere dal livello di progresso scientifico e tecnologico che sarà possibile raggiungere, la gente non sarà mai soddisfatta. Fino a che percorrerà questa strada, portandosi sulle spalle la sacca dei desideri e dell’insoddisfazione, ogni volta che aprirà quella sacca, fosse pure tra centinaia o migliaia di anni, assieme alle nuove idee tirerà sempre fuori l’insoddisfazione.”
Pagina 106“La vita deve funzionare come attività che manifesta la vita in quanto vita. E attraverso questo tipo di attività, ci si aprirà davanti un mondo illimitato e vivo.”
Pagina 109“(…) non esistono fenomeni sostanziali indipendenti, e cioè nulla esiste di per sé.”
Pagina 111“(…) l’attaccamento al nostro sé come se fosse dotato di sostanza è la fonte dell’avidità, della rabbia, della sofferenza e del conflitto. E’ fondamentale che riflettiamo profondamente sul fatto che il nostro sé non ha esistenza sostanziale; piuttosto, ha un’esistenza interdipendente.”
Pagina 112“(…) anche se ci afferriamo alle nostre idee di essere o di non essere, prendere la Via di Mezzo significa distruggere tutti i concetti che ci siamo costruiti nella mente e, senza fissarsi sulla realtà come qualcosa di particolare, aprire la mano del pensiero, consentendo alla vita di essere vita.”
Pagina 113“Lo zazen permette alla vita di essere vita, lasciandola essere.”
“(…) realizzare la vita è la nostra stessa natura.”
“L’illusione è appunto la visione che ho di me stesso come entità indipendente dotata di sostanza.”
Pagina 114“(…) il pensiero, (…), diventa la base delle distorsioni della nostra esistenza, che impediscono alla vita di manifestarsi in modo diretto, così com’è veramente. (…) il pensiero, in quanto fondamento delle visioni di esistenza e di non esistenza, è deifinito ‘attaccamento dell’io’. L’attaccamento dell’io è il nostro aggrapparci alla ‘sostanza’ e chiamarla io, un io che nella nostra ignoranza abbiamo falsamente costruito nel mondo in costante mutamento dell’interdipendenza.”
“Senza nessuna buona ragione, mossi dall’ignoranza, attacchiamo tronfiamente un’etichetta su questo aggregato, chiamandolo io. Crediamo fermamente che sia il nostro sé e ci aggrappiamo all’io come se esistesse semplicemente nell’ordine naturale delle cose.”
Pagina 117“La pace genuina è come uno specchio terso che riflette semplicemente tutte le immagini così come sono, senza che niente vi rimanga attaccato.”
Dal Capitolo 7 – Vivere completamente svegli
Pagina 120“Non facciamo che discriminare e classificare continuamente tutto, suddividendolo in questo e quello sulla base del pensiero. Abbandonare il pensiero sequenziale, senza collegare un fenomeno all’altro, significa essere prima del pensiero. Significa essere prima della suddivisione delle cose in questo e quello.”
Pagina 121
“(…) il sé qui e ora è l’eternità, la terra intera, tutti gli esseri senzienti.”
“(…) vivere mirando a rappresentare l’unità del presente e dell’eterno.”
Pagina 122“Quando mi prendo cura della mia vita, mi prendo cura del mondo come della mia stessa vita.”
Pagina 123“Pentirsi davvero non significa chiedere scusa; al contrario, richiede di guardare in faccia la vita e lasciare che la luce della realtà assoluta ci illumini.”
Pagina 127“La forza della vita che è sepolta profondamente dentro di voi emergerà soltanto quando vi sarete convinti che state percorrendo l’unica strada possibile.”
Pagina 131“Oggi, buona parte di quelli che vengono definiti adulti lo sono soltanto di nome. Fisicamente crescono e diventano adulti, ma, spiritualmente, troppe persone non raggiungono mai la maturità. Nella vita quotidiana non si comportano da adulti. Il bodhisattva è colui che vede il mondo con occhi adulti e le cui azioni sono gli atti di un vero adulto.”
Pagina 134“La mia vita è in ogni esperienza, vale a dire, ovunque c’è vita.”
“Il passato è già trascorso e non esiste e il futuro non è ancora giunto e dunque anch’esso non esiste. In realtà, esiste solo questo unico momento presente.”
Pagina 135“Qualsiasi cosa ci troviamo di fronte in questo momento è ciò che vive e opera come la nostra vita. Con questo atteggiamento nei confronti della vita non c’è passato nè futuro, e neanche altre persone davanti agli occhi del nostro sé; c’è soltanto il vivere la realtà della vita sempre presente.”
Pagina 136“Passato e futuro esistono come lo scenario riccamente variegato del presente.”
Pagina 137“(…) il fiore della mia vita sboccia quando mi adopero per far sbocciare quel fiore che è il mondo, che sono le persone e le cose che ho davanti. E nello sbocciare dei fiori della mia vita, sbocciano i fiori di tutte le cose. Così, anche il fiore della nostra vita sboccia quando vi adoperate per sbocciare i fiori che ora avete davanti, lì si apre il fiore della vita universale.”
Pagina 139“Diventare adulti non è altro che diventare tutti bodhisattva, lo stato in cui consideriamo ogni persona che incontriamo come un figlio, e scopriamo la passione e la gioia della vita nel prenderci cura di tutti i nostri figli. Quando questo mondo sarà diventato un mondo di bodhisattva adulti in cui ci proteggiamo e ci aiutiamo l’un l’altro, e ci prendiamo cura l’uno dell’altro, allora l’umanità sarà diventata maggiorenne e potremo dire a ragione di aver progredito.”
Dal Capitolo 8 – Colui che cerca la Via
Pagina 147“Qualsiasi cosa la nostra mente discriminante considera preziosa non ha un valore assoluto.”
Pagina 149“Poiché a volte ci distraiamo e dimentichiamo cosa è più importante, dobbiamo praticare e riflettere di continuo su noi stessi. Questo intendo quando dico che lo zazen è la cosa più venerabile della nostra vita.”
Pagina 152“Dobbiamo tenere presente la chiara distinzione fra il sé personale, condizionato, e il sé universale, originario. Il sé personale è quello che in genere consideriamo l’‘io’. Ma se scaviamo appena sotto quel sé individuale condizionato mettiamo a nudo il sé originario universale. Il sé personale cerca sempre di soddisfare i propri desideri; è il cosiddetto sé karmico. Noi esseri umani nasciamo con un cervello e per natura abbiamo la tendenza (o karma) a costruirci nella mente un labirinto di illusioni. Questo è il nostro sé individuale, ma è un grosso errore pensare che si tratti del sé totale. Il sé totale appare quando strappiamo via le illusioni karmiche. E ciò significa ‘aprire la mano del pensiero’. Questo è il sé originario, universale.
“Quando apriamo la mano del pensiero, ciò che è lì, in quel preciso momento, è il nostro volto originario.”
Pagina 153“La nostra vera vita è connessa con ogni cosa. La mente concepisce l’‘io’ soltanto come ‘me’, come qualcosa di indipendente. Ma se apriamo la mano del pensiero, tale idea svanisce e possiamo comprendere l’‘io’ come l’essere una cosa sola con tutto.”
Pagina 157“Questa è la mente che prova compassione per ogni cosa, che penetra in ogni cosa, non per se stessa ma per gli altri. Come sviluppo naturale, dobbiamo trovare il vero significato della nostra vita nel prenderci cura degli altri e nell’impegnare il nostro spirito vitale in quell’atteggiamento e in quello sforzo. Sentire la vita degna di essere vissuta non è lo stesso che provare una continua felicità emotiva.”
Pagina 160“Dovrete aspettarvi di essere schiacciati da circostanze difficili, forse anche per molti anni, ma anche sotto quell’oppressione, non perdete la forza vitale. Se non avete preso quel voto, vi perderete d’animo. Solo se vivete secondo il voto tutto ciò che incontrate, dovunque, in qualsiasi momento e qualsiasi cosa accada, rafforzerà la vostra vita come buddhadharma. Finché avete quel voto per vivere la vostra vita ovunque vi troviate, prima o poi sboccerà la primavera. E allora avrete la forza di crescere. Questa è la forza vitale. Dovete capire profondamente che si tratta di una cosa completamente diversa dall’ambizione egoistica.”
Pagina 161“Potete passare tutta la vita senza far caso a ciò che vi accade intorno, oppure potete vivere con mente consapevole. Vivere alla cieca è del tutto assurdo. La mente della bodhi, o la mente della Via, la mente risvegliata, è quella che vi ricorda continuamente di risvegliarvi in senso reale. Dunque, rendendovi conto che sviluppo e regresso sono vostra esclusiva responsabilità, sforzatevi di praticare e di maturare.”
Pagina 162“Dobbiamo vivere il nostro sé capendo che tutto dipende da noi.”
“Più pratichiamo aprendo la mano del pensiero, più diventa chiaro che ‘sé’ non equivale a ‘pensiero’. Arriviamo a vedere in maniera definitiva che il vero sé non è qualcosa che abbiamo costruito mentalmente. Il vero sé è il sé di ogni cosa, il sé dell’intero mondo del dharma, il sé originario che si manifesta quando abbandoniamo il pensiero.”
Pagina 163“In qualsiasi modo viviate, ciò che fate della vostra vita dipende da voi.”
“Il contadino scadente produce erbacce, il contadino mediocre produce raccolti, il contadino abile produce terreno fertile.”
Pagina 164“Se ci mettete dentro soltanto un piccolo pezzo di carbone, il fuoco si spegnerà subito. Ma se ce ne mettete molti anche piccoli, che ardono un poco, il fuoco divamperà. Allo stesso modo, ognuno di noi deve offrire il contributo della propria piccola mente della bodhi permettendo così al sangha di fiorire.”
Da vecchio
ho la mia pratica.
E’ diversa da quella dei giovani.
Non funziona volgendo lo sguardo all’esterno,
ma solo volgendolo all’interno, a guardare me stesso.
E come le nuvole che scompaiono
nel vasto cielo
anch’io scomparirò in silenzio.
Pagina 165
Questo ‘io’ è il sé dell’intero mondo del dharma
che lo creda o no.
Questo sé dell’intero mondo del dharma
svolge il ruolo della vita nella vita,
e il ruolo della morte nella morte.
La vita è la manifestazione di tutto il proprio sé.
La morte è la manifestazione del proprio sé totale.
Pagina 166“Gli studenti a cui hai insegnato all’inizio, quando avevi la passione ma non la tecnica per educare, sono quelli che sentiranno la tua mancanza.”