History of the Internet

Prendo spunto da questo video oggi per uscire dai temi più caldi del momento già ampiamente discussi a vario titolo da molti di noi, blogger e non, che, in quanto a internet, rete e web in generale, oggi danno il tormento al tema dei diritti, a fantomatiche leggi su internet, a centri di recupero per “malati della rete”, ai premi nobel per la pace, alle recenti vicende giudiziarie di Google e di YouTube, ecc. ecc. ecc. … Chiudo un attimo fuori le scorribande moderne e mi attacco mani e piedi ad un momento nostalgico e ricostruttivo della storia del nostro amato web…
Faccio un salto indietro invece che in avanti (ogni tanto ci vuole anche quello!) e riparto dal 1955, quando il computer “era in grado di compiere una sola azione alla volta”, senza alcuna capacità di essere connesso a niente e a nessun altro. Tonfo storico nel 1957 quando subentra il concetto di sharing che, non solo “trasforma” lo spazio da fisico in remoto, ma apre le frontiere della tecnologia alla “condivisione del tempo” e distribuisce la potenza di calcolo di un solo computer tra più utenti.

4 ottobre del 1957, in piena Guerra Fredda: l’Unione Sovietica manda in orbita il primo satellite senza pilota (Sputnik 1) e a Febbraio del 1958, intimoriti da un possibile accumulo di missili, gli Stati Uniti fondano l’Agenzia per i progetti di Ricerca Avanzata per la Difesa (DARPA – Defense Advanced Research Project Agency), assicurando all’America l’avanguardia della tecnologia.

All’epoca esisteva solo il mondo analogico e qualunque forma di conoscenza veniva trasmessa unicamente attraverso il rapporto diretto tra le persone. DARPA pianifica una rete di computer di larga scala per velocizzare il trasferimento delle informazioni. Nel 1966 diventa Arpanet. Eppure mancano ancora 3 cose, fondamentali nella storia di Internet:

1) il concetto di una rete militare da parte della RAND Corporation in America;

2) la rete commerciale del Laboratorio Nazionale di Fisica in Inghilterra;
3) la rete scientifica Cyclades in Francia.L’insieme dei 3 concetti alla base di questa evoluzione rappresentano le fondamenta della storia moderna di Internet.

In America, le università condividevano con diffidenza i propri computer e nacquero gli interface message processor, per il controllo delle attività di rete, piccoli computer davanti ai sistemi centrali, ai quali veniva lasciato il compito, fuori dalla rete, di inizializzare programmi e dati. In questo modo, solo i computer di interfaccia erano interconnessi tra loro in rete. Per le prime connessioni tra computer nacque il Network Control Protocol, sostituito più tardi dal Transmission Control Protocol (TCP) che aveva il compito di effettuare la verifica dei corretti trasferimenti finali.
Nel frattempo in Inghilterra, poichè la rete era stata progettata su base commerciale, i molti utenti e i numeorosi trasferimenti di file rischiavano di congestionare le linee, così dati e file vennero frammentati in pacchetti più piccoli in grado di essere “riassemblati” dall’utente finale al termine del trasferimento. Da questa tecnica nacque il Packet Switching (lo “scambio di pacchetti”).
Nel 1962, un aereo spia americano scopre missili di media e corta gittata a Cuba in grado di colpire gli Stati Uniti e la cosa semina la paura di un conflitto atomico. A quel tempo i sistemi informatici avevano una architettura di rete centralizzata. Per evitare il crollo della rete durante l’attacco era necessario decentralizzarla in modo che restasse attiva di fronte a qualunque calamità o guerra. La comunicazione avveniva ancora attraverso onde radio, altro motivo di timore nel caso di un attacco atomico che ne avrebbe messo sicuramente in crisi il funzionamento. Il modello di una rete distributiva identificò la soluzione migliore che permetteva di coprire grandi distanze con un bassissimo livello di interferenza.
Intanto in Francia cresceva la rete Cyclades (decisamente meno strutturata rispetto ad Arpanet) che concentrò le sue potenzialità di sviluppo sulla comunicazione e la connessione con le altre reti: da qui nacque il termine “Inter-net”. La rete Cyclades comportò tra tutte una grande innovazione per il fatto che, durante la comunicazione tra mittente e destinatario, non era più necessario “l’intervento dei computer” che fungevano ormai da solo nodo di trasferimento: il protocollo di Cyclades attraversava tutte le macchine usando uno “strato fisico” che fu implementato nell’hardware, offrendo una connessione diretta tra utenti in una struttura comunicativa end-to-end. La rete Cyclades risultò ovunque di grande importanza.
Le compagnie telefoniche svilupparono un nuovo protocollo ad hoc X.25 per attivare la comunicazione attraverso i loro server in cambio di un canone mensile. Il protocollo del controllo delle trasmissioni della DARPA doveva connettere i computer attraverso porte distribuite e ISO (la International Organisation for Standardization) intervenne per normare la nuova architettura che prese il nome di OSI, Open System Interconnection, primo tentativo di rendere standard la rete nei punti di ingresso e di uscita e di condividere il canale in strati separati. Il TCP assimilò il modello di riferimento OSI e diede avvio al protocollo TCP/IP, uno standard che garantiva compatibilità tra le reti fondendole perfettamente e dando vita a Internet.
Il 28 febbraio 1990 l’infrastruttura hardware di Arpanet fu totalmente rimossa senza nessun effetto su Internet. Io avevo 15 anni appena compiuti…

Oggi Internet è tutto quello che vogliamo difendere, che stiamo candidando al Premio Nobel per la Pace, che stiamo usando per riempire i nostri siti e i nostri blog, che permette alle persone di incontrarsi, di conoscersi, di viaggiare stando a casa, di sapere in un secondo cosa accade nel resto del mondo, di dare spazio a nuove professioni, di inventare perfino dei nuovi “mestieri”, di ascoltare musica e guardare film, di pensare ed esprimersi liberamente … E’ uno strumento tanto “banale” quanto utile e indescrivibilmente potente che permette a qualche miliardo di persone nel mondo di avere un lavoro e di “portare a casa uno stipendio”, a pochi Zuckerberg “nati per sbaglio” di immaginare un futuro diverso, a centinaia di migliaia di persone di studiare, di capire e di trovare quello che vogliono in un’enciclopedia di conoscenza intellettiva sconfinata... Il tutto in questo mondo genuflesso dall’unico elemento mobile che storicamente sia mai stato in grado di limitare se stesso comunque e sempre, nella sua intelligenza come pure nelle sue peggiori qualità: l’essere umano. Non è Internet ad “essere contro di noi” (non potrebbe mai “pur volendo” essendo anch’esso frutto di valore o non valore umano): noi lo “rendiamo grave” al punto da farlo apparire come occorre per poter avere la scusa o il diritto di poterlo inquisire, controllare e regolare, in base al costume, alla provenienza e alla società… senza capire che, ancora una volta, l’errore è nel fatto di non comprendere che noi siamo internet e che la rete è ciò che noi la facciamo diventare o essere

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