Quello che sappiamo, sostenuto dai più e documentato dagli esperti, è che un solo essere umano non farebbe molto spesso cose che tende a fare solamente in branco, trovando proprio nell’aggreggazione fisica di più individui quella sorta di fortezza spirituale atta a “garantire” al singolo quell’egocentrismo necessario a farlo sentire in grado di arrivare fino in fondo, anche laddove si tratti di …rubare un cellulare al vicino di banco. Stessa cosa riguarda mediamente le opinioni, ovvero la comunicazione di gruppo e quella di massa. Così come uno sciopero è la contestazione di “molti a uno”, la pubblicità è l’espressione di “uno a molti”: nel primo caso il gruppo (= causa) è branco protagonista (= effetto), mentre nel secondo caso lo stesso gruppo (= effetto “espressione dell’esito”) è singolo individuo “oggetto di terzi” (= “causa reattiva e soggettiva” della pubblicità).
Oggi, mentre ero in macchina (che per me rappresenta la dimensione ideale delle mie “peggiori trivelle” dopo le notti in bianco), pensavo a queste 2 parole (Branco e Digitale): a come i rapporti tra causa ed effetto, comunicazione e azione, condivisione e reazione, mutano in funzione e in coniderazione dei nuovi media e di un contesto virtuale che, se da un lato è in grado di rendere un branco facilmente più forte e più numeroso, dall’altro è in grado di conservare quasi intatte le caratteristiche soggettive e “personali” del singolo individuo. Esempio banale: mi iscrivo ad un qualunque gruppo di Facebook (ovvero mi associo ad un “branco digitale” = ho un comportamento di gruppo) però lascio un messaggio in bacheca che tutti gli altri membri del branco probabilmente leggeranno (ovvero “dico la mia” = ho una opinione soggettiva e personale rispetto al branco). Nel mondo analogico, “l’amministratore di sistema” (che funge da input di un branco) metaforicamente è un tizio che alza una bandiera e che, in nome di quello stemma o in favore di quella causa, aggrega opinioni, corpi, persone, grammofoni, striscioni e mozioni. Si perdono i singoli individui (perchè il soggetto comune a tutti è “Noi vogliamo” o “Noi sosteniamo”) e si rafforza l’obiettivo finale in funzione del tizio che continua a tenere alta la bandiera e che, se non rilancia, molto spesso determina anche la morte del branco. Nel mondo digitale invece, “l’amministratore di sistema” (anch’egli input di un branco, stavolta virtuale) è un tizio che “lancia un sasso al centro dell’universo”. Ha un motivo, una causa o sicuramente qualcosa che lo spinge a farlo, ma se da quel branco se ne va paradossalmente… quasi nessuno se ne accorge. A rilanciare è la reazione one to one del singolo individuo che non comunica più con lo stimolo derivato dal “tizio della bandiera”, ma con il sasso al centro dell’universo, quello è la sua causa, il motivo per il quale ha cliccato sul “Mi piace”: dice la sua perchè sa che altri la leggeranno e la dice con personalismo ed espressione soggettiva perchè sa che, in un certo senso, la tastiera di un pc veicola le parole ma non necessariamente le emozioni, o la “r” moscia che pubblicamente lo metterebbe in imbarazzo, o quel tic alla narice destra per il quale non comparirebbe mai in tv. Sa che la fotina del suo profilo di Facebook non rivelerà mai niente di più di ciò che lui vorrà realmente far sapere o far vedere agli altri. Ed ecco le piccole applicazioni che riscuotono un grande successo: non esco mai di casa, ma uso “Meet new people”; non so cosa sia ma “Flirto”; non mi caga nessuno ma tutti mi reputano “Very Hot”; non so a cosa serva ma tra “No” e “Yes!”, alla domanda “Are You Interested”… io dico “Yessssss”…

Così, il mio essere sicuramente me stessa in un branco analogico diventa una interpretazione visionaria di me e delle mie opinioni in un branco digitale. Sotto falsa identità e mentito sesso, associo i miei veri ideali alla condivisione di gruppo, ma riservo il mio vero nome solo a me stessa: il paradosso è che in un branco digitale tutti sapranno cosa penso senza sapere chi sono in realtà (e la stessa cosa varrà potenzialmente per gli altri 38.947 membri che potrebbero fare altrettanto)…
A cosa tutto questo darà realmente un valore dunque, nell’ottica del Branco Digitale? Alle opinioni, ai pareri, ai contenuti e al significato astratto e metafisico della somma dei singoli pensieri che non saranno, quasi mai e in nessun modo, riconducibili alla mente di una reale identità analogica pubblicamente riconosciuta, ma soltanto a “tanti nickname” che nella vita reale (all’insaputa degli altri 38.947 membri del gruppo di Facebook, sparsi in tutto il mondo) faranno tante file alla posta per ritirare le multe di altri…
“Il fascino del web” è anche questo: la presunzione di essere certi di sapere cose (in funzione di una causa condivisa o di un branco digitale) che in realtà non sapremo mai.