Ieri sera, invitata da una coppia di amici, ho piacevolmente assistito alla presentazione di un libro nel centro di Roma, in Via del Teatro Valle: “Sposati e sii sottomessa” di Costanza Miriano. Giornalista, moglie e mamma brillante e luminosa di 4 figli e forte sostenitrice del matrimonio cristiano, nel senso anche “pratico” del termine, Costanza mi è sembrata una donna chiara, schietta, aperta e soprattutto “facile”. Facile è stato il suo modo di esprimersi con la piccola e intima platea che aveva davanti con concetti e fondamenti cattolici, cristiani e soprattutto praticati alla portata di tutti; facile è stato il suo binario di scelta interlocutoria nel riuscire a sostenere tesi e antitesi che io stessa cerco di promuovere da sempre, anche sotto il profilo laico, del vivere comune i ruoli, oggi in larga parte denaturati, della donna e dell’uomo; facile è stata la testimonianza amorevole, gioiosa e sincera di una donna e di una madre che, come poche altre fuori dal coro, non sostiene affatto che le grandi battaglie rosa confetto vadano spinte sotto il profilo assistenziale degli asili nido, dell’emancipazione a tutti i costi o delle quota rosa, bensì sotto la serena e chiara corona di un amore e uno spazio esistenziale consono alla vita di coppia, al ruolo della donna (negli ultimi anni pesantemente sconfitto anche sotto il profilo più vero del termine), ad una esistenza svolta nella quotidianità all’insegna di un dizionario pratico assoluto e universale come il Vangelo, perfetto taccuino di una storia, anche umana, che ci riguarda profondamente e che tendiamo ad allontanare sempre di più, alla riconquista e al desiderio costruttivo di saper cogliere con intenzione e volontà nel matrimonio e nella vocazione che lo accompagna quanto di più naturale, quotidiano, semplice e realisticamente valido ci sia.Lungi dal voler essere testimone di un castello incantato tra i rovi e di un principe che la salvò da un sonno eterno sulla cima di una torre angusta, Costanza ironizza sulle cose di tutti i giorni. Vivacizza gli aspetti oggi mediamente vissuti come tragedie, spesso causa di separazioni e divorzi, dando così una testimonianza vera e credibile di come il matrimonio, oggi soggetto a rivisitazioni stilistiche o interpretazioni soggettive, vissuto (per quello che è) come sacramento nell’armonia della volontà divina di desiderare per noi il meglio nell’amore, dello stesso Dio non possa fare a meno. In un certo senso, diversamente, è come guidare una macchina senza patente o fare il bagno senza saper nuotare… Qualche giorno fa, su un forum nel quale alcuni utenti si scambiavano dei commenti sulla recente e sempre più discussa storia di Chiara Corbella, ad una persona che si dichiarava “cattolica non praticante” un’altra persona rispondeva: sarebbe come dire “allievo non imparante” o “professore non insegnante”. Trovo che, calate nella realtà del matrimonio, siano bilance molto chiare. Non esiste unione, nel matrimonio ma non soltanto, della quale si possa essere “autonomamente artefici” se non si ha l’umiltà di accogliere l’eredità culturale e l’ispirazione quotidiana di una vita di coppia vissuta all’insegna degli esempi di Cristo. Quando scrivo queste cose non so neanche io se capisco veramente quello che scrivo, ma sono certa che la penna sia sorretta dal cuore e non dalla mano, e questo credo sia il mio misero compito nella mia piccola opera di sensibilizzazione del mondo che mi circonda.


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