Ora, diciamo che ci può anche stare che in generale non ci sia mai nessun candidato in nessun Paese e in nessun tipo di elezione con il quale si possa essere d’accordo su tutto, ma io credo che il voto, in qualità di diritto/dovere di tutti, debba onestamente esprimere una scelta che sia frutto di coscienza e umanità, civiltà e cultura, innovazione e tradizione. Fino ad oggi non è mai stato così, indipendentemente dal governo eletto. I risultati degli ultimi 15 anni traducono scelte di pancia frutto di ottime operazioni di comunicazione, di preferenze volatili, per nulla indotte dai contenuti. Per motivi spesso apparentemente indipendenti da noi, non abbiamo perseguito strade davvero volte al profondo significato delle singole “ideologie politiche”, degli intenti, dei fatti spiegati, delle proposte, della qualità delle cose, delle persone, delle scelte programmatiche e dei metodi, bensì scelte attuate con leggerezza e quasi sempre frutto di manifesti, di campagne di promozione mediatica, di talk show televisivi, di convention a senso unico, di palchi verso i quali “proporsi” esclusivamente da uditori… Scegliere di votare dando un altro senso alla scelta che si fa, ci esula dal provare simpatia, gusto, preferenza, gradimento o mancanza di alternative rispetto al destinatario del nostro voto e ci costringe (positivamente) ad attuare scelte di coscienza. Qualcuno ci chiede (in realtà solo apparentemente) come la pensiamo e ce lo chiede dandoci una sola chance di poter fare (forse) la differenza. E’ la nostra occasione, la nostra voce su un capitolo di storia, la nostra capacità di dare a noi stessi prova di ciò che siamo in grado di comprendere e di esprimere e invece, rassegnati a ciò che disse qualcuno tanti anni fa (“Se votare servisse davvero a qualcosa non ce lo lascerebbero fare”), ci limitiamo ad accontentarci di capire quello che qualcuno dice. Banalizzo: vince chi si è fatto capire meglio. Ma ciò che ha detto a chi interessa davvero? Il fatto che qualcuno sia più chiaro e più semplice, più giovane e più simpatico, più innovativo e più dinamico, è già drammaticamente sufficiente a dare un peso decisivo a quell’unica X che abbiamo da mettere in qualche posto… Tecnicamente, in modo subdolo e inconscio, di nuovo altro non facciamo se non lasciare che ciò che abbiamo davanti agli occhi ci induca (non sempre, certamente, ma molto spesso) a fare quella precisa scelta.
Secondo voi, come si è arrivati a credere che un dominio come quello nazista fosse “cosa buona”, tanto da consentire alla storia, col senno di poi, di narrare attraverso i racconti dei nostri nonni partigiani così tante indiscutibili atrocità? Nello stesso modo in cui oggi crediamo che non si possa mangiare di meglio che un hamburger di McDonald, grazie ad una tenera foglia di insalata verde che svolazzando al centro del video della tv si poggia per magia nel cuore caldo del panino appena spadellato… Banalizzo anche qui che forse mi spiego meglio: tutti credevano che essere nazisti significasse godere di ottima salute, essere belli, avere una famiglia numerosa, vivere da eletti. Tutti credevano. Tutti credevano. Tutti pensavano di aver capito. Credevano che fosse chiaro e semplice come un manifesto di propaganda nazista lasciava intendere. Belli, bravi e forti. E tutti, quindi, credevano questo, tanto da rendere eleggibili e accettabili scelte sbagliate a prescindere e a priori.
La coscienza è un dono e come tale va esercitata nella vita, con pienezza e senso di responsabilità verso noi stessi, verso il prossimo e anche verso il futuro che non vedremo, del quale saranno protagonisti i figli dei figli dei nostri nipoti… Impegnarsi a capire la vera natura delle cose, delle persone e delle idee per le quali ci è richiesto un parere o una opinione è un diritto nella misura in cui assieme alla coscienza ci è stata donata la libertà di scelta, ma è anche un dovere nella misura in cui, proprio per gli stessi motivi, non dobbiamo accontentarci di ciò che crediamo di aver capito. La coscienza sceglie in qualità: è intensa, profonda, mossa dal più alto e nobile impulso al discernimento, alla vita, a verità e fede. Seppure per 1000 futili, chiari e semplici motivi saremmo portati ad operare nella nostra vita in una certa direzione, dovrebbe bastarne sempre anche uno solo, mosso da questa coscienza, a farci scegliere in verità e vita, in autonomia. Oggi si ha sempre più paura di fare queste scelte interpellando la coscienza propria. Si preferisce dare ascolto alle convenienze, alla ritualità, al “fare contenti tutti” senza riuscire mai, per questo, ad avere una opinione consistente in difesa dell’assoluto e della verità. Io credo che sia vero ciò che accade per quello che è e ciò che è per come accade. Dal razionalismo in avanti l’uomo ha fatto sua la facoltà di dare nuove leggi alla natura e di istituire a proprio uso e consumo un nuovo dizionario di “vita e verità” nel quale è tutto possibile solo perché si può fare. In questo tempo la verità è quella che “si spiega”, “si razionalizza”, “si può fare e si fa”. “Verità” oggi è ciò che io vorrei e non ciò di cui la natura delle cose e del mondo mi rende partecipe: domino sulla natura (che esisteva prima di me) per dominare la verità (che non mi appartiene) e domino la verità (di per sé indipendente in quanto tale) per anestetizzare le coscienze (…temibili “armi” di indipendenza di massa).
Matteo 10, 16
“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.”

L’essere umano non può ergersi a guida del mondo perché l’essere umano sbaglia. Tutto qui. Anche questo è un concetto tanto chiaro quanto semplice, no? Succede a tutti, fa parte dei tanti doni che però, se sopraffatti da noi stessi (con presunta e frequente onnipotenza), diventano la nostra peggiore debolezza e il nostro fianco esposto all’infelicità perpetua della quale noi soli siamo troppo spesso principale causa. Sbagliando si impara e cadendo alla fine si cammina, ma se sbagliando non si impara e ogni volta che si cade si vuole tornare a correre senza prima imparare a camminare… beh, io credo (perché sono umana e faccio almeno 10 errori al giorno) che non si possa migliorare.
Matteo 15, 14
“Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!”
Secondo voi è indice di maggiore libertà in pensieri, parole e opere chi si batte per imporre alla natura ciò che vuole lui o chi trova la via della vita attraverso la verità di ciò che siamo? Siamo davvero così certi che amare sia quella cosa per cui IO decido tutto prima e per cui IO voglio stare con qualcuno del mio stesso sesso perché sono sicura che un figlio adottivo lo capirà e saprà cogliere l’amore che gli daremo? O forse amare è quella scelta “avventurosa” che, con coscienza e fede nella Provvidenza, ci pone con serenità e senza alcuna certezza nei confronti della vita, secondo natura, di ciò che ci accadrà? Significa essere pronti alla verità per come i doni e le grazie che riceveremo si presenteranno nella nostra vita; significa saper dare ciò che si è e si ha senza pretese su ciò che non si può essere e che non possiamo decidere a priori; significa essere disposti a perdere la propria vita per l’altro e a farlo con totale affidamento, nel bene e nel male, perché solo nel bene è troppo facile…
C’era (e purtroppo c’è ancora) chi credeva che l’aborto e il divorzio avrebbero salvato il mondo e guardate dove siamo: guardate con attenzione però e non con occhi da opinionisti anticonformisti, dall’alto di uno status “single” a 40 anni con il quale fate i conti tutte le notti, comprese quelle che passate su Facebook a sostenere il contrario. Davvero oggi c’è chi crede che “trovare una forma” ai matrimoni gay sarà un grande salto nel futuro? Il nuovo rimedio al male del mondo? C’è chi ne strumentalizza sottili pareri, magari per una manciata di voti in più, e chi ne fa una questione di coscienza universale.
Etimologia
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Un’altro Matteo, oltre a Renzi, scriveva:
Matteo 28, 19-20
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.”