Non solo a Natale, Dio c’è.

Ogni primo venerdì del mese alle 20.15, nella Basilica di San Marco Evangelista a Roma, c’è uno splendido percorso di catechesi, al quale vi suggerisco di prendere parte, tenute da Don Fabio Rosini, dal titolo “Scuola di Vita”. Lo scorso venerdì, nonostante il brutto tempo e il freddo, una folla incontenibile – come al solito variegata per età e tipologia di persone – ha letteralmente invaso la chiesa in occasione di questo incontro, primo venerdì di dicembre. Provo, con indegna “auto assegnata funzione”, a fare esercizio riassuntivo dei contenuti principali che nel corso di questa serata hanno scosso il mio cuore e il mio pensiero. Perché? Perché ritengo di volerne donare almeno una misera parte ai miei lettori…

Il tema principale verte attorno al significato e all’immagine di Maria nel giorno dell’annunciazione.

La fede è un dono, ovvero una virtù teologale che, in quanto tale, ci può essere donata soltanto da Dio. Per essere vissuto appieno però ogni dono va accolto pienamente da chi lo riceve, va accettato e fatto proprio. Il più grande problema della Chiesa di oggi non sono i preti pedofili, ma i cristiani che non hanno fede, che non la vivono e non ne praticano i principi. Alla fede si arriva ispirandosi a chi ce l’ha, guardando qualcuno che la usa e la applica nella propria vita e nella quotidianità. In questo senso, la Beata Vergine Maria è la fede per eccellenza, emblema di una donna “qualunque” che crede e si affida alla visione di un… oibò, angelo! Non siamo responsabili di ciò che ci viene donato, ma di come lo utilizziamo. Avere fede significa credere nella grazia, non deriva da un merito ma da un dono e, in quanto tale, agli esseri umani spetta di accogliere le grazie e rallegrarsi di esse. L’esistenza reale è vera solo quando si affida a ciò che accade nel presente, qui e ora, e la figura di Maria terrorizzata alla visione dell’angelo rappresenta in questo senso la nostra fuga dalla realtà. Dio ci fa dono di qualcosa e noi fuggiamo…
L’idea più diffusa della famiglia oggi è una sorta di modello base delle necessità primordiali: Costanza Miriano direbbe giustamente che in fondo gli uomini si accontentano di un pasto caldo, un letto comodo e un po’ di piacere ogni tanto. Il fatto però è che il Padre Eterno è un provocatore di bontà che scuote e sfascia i nostri piani, comodi e adagiati, irrompendo nella nostra vita per farci deragliare e mostrarci che vivere davvero è una roba da …free climber. Non siamo nati per stare bene, per essere belli, morire in buona salute o stare comodi, ma per imparare a vivere nelle grazie: ciò che ci impedisce di fare questo, nella maggior parte dei casi, è la paura e proprio le nostre paure ci inchiodano ad essere miseri per tutta la nostra esistenza. Il vero ostacolo alla capacità di amare non è l’odio, ma la paura. La violenza non è frutto dell’odio, ma della paura che, contrariamente a quanto si pensa, non è immobilismo ma movimento verso ciò che non ci accade: lavorare è un bene per amare ed è un male per affermarsi. Il lavoro indirizzato all’affermazione di sé è frutto della paura di non essere nessuno ed è quindi un falso desiderio. La maggior parte dei nostri desideri sono falsi, spesso frutto della paura. Il matrimonio dovrebbe essere un voto eterno alla donazione e alla perdizione della propria vita per l’altro e invece è spesso frutto di uno dei più grandi mostri di questo tempo: la paura della solitudine. Per avvisare Maria l’angelo deve affrontare la paura di una donna incredula…

“Non temere…” dice l’angelo a Maria

“Non temere” significa che non dobbiamo cercare rassicurazioni dalla fede e nella fede, ma abbandono. I nuovi dei di questo secolo sono la medicina, la ragione e la scienza, doni buoni solo se associati alla fede e al cuore: possono diventare gabbie di ferro nel momento in cui diventano strumenti impiegati per risolvere le paura in autonomia. Oggi c’è una tendenza all’avere fede che cova nell’aspettativa: i problemi svaniscono, i tumori scompaiono, il lavoro non si perde… Ma in realtà la fede non toglie i problemi; i miracoli tolgono i problemi ma non sono il meglio di ciò che ci può accadere perché sono “troppo facili” da accettare. Il vero miracolo è in ciò che accade dopo…
Luca 1, 30

“Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” dice l’angelo a Maria

Le nostre paure ci spaventano perché ci confrontiamo personalmente con esse e non ce la faremo mai se non accettiamo l’idea di non farcela senza Dio: ciò che temi non va misurato con te stesso, ma con Dio. Dio non è quella cosa pro o contro qualcos’altro, non è assente o nemico delle cose e delle situazioni, ma è dentro alle nostre cose. Le condivide con noi da Padre, quale è. L’urgenza cristiana di oggi è cercare Dio in questo, nella realtà, nella sofferenza, nella capacità di vivere una grazia e non cercare il modo di stordire i propri sensi attraverso perdizione e banalità. Credere davvero nell’amore di Dio, come ha fatto Maria abbandonandosi alla Sua Volontà, è ciò che davvero cambia la vita. Il nostro compito più bello e anche più arduo in questa vita è imparare a vivere e ad amare ciò che abbiamo, ciò che è già un dono di Dio e che, proprio per questo, è tanto luminoso e lineare quanto straordinario.
E’ quasi Natale: potremmo fare, per queste feste, almeno il fioretto di impegnarci ad accogliere nelle nostre vite e nelle nostre famiglie la grazia di Dio…

Il prossimo incontro della Scuola di Vita è per il 4 Gennaio 2013, sempre presso la Basilica di San Marco Evangelista a Roma, in Piazza Venezia. Suggerisco di partecipare anche alla antecedente celebrazione eucaristica delle 19.30 e di …non arrivare all’ultimo minuto.

2 pensieri riguardo “Non solo a Natale, Dio c’è.”

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