Ogni volta che non lo faccio.

di Giorgia Petrini
compleanno_giorgia_2014Spesso pensiamo che fare qualcosa sia troppo difficile. Farla per qualcuno, poi, lasciamo stare… Crediamo che in fondo il nostro contributo non serva a nulla, o quasi, e che il mondo andrà come va indipendentemente da quello che noi facciamo, che noi diciamo, che noi pensiamo. Siamo tanto superbi e presuntuosi da essere certi che non abbiamo bisogno di Dio potendo fare da soli e poi ci rassegniamo al primo limite che ci capita davanti: “Eh, ma tanto che ci posso fare io con questo, con quello, con quell’altro? (Però la vita dipende da me)”. Bah… In effetti è vero, soprattutto perché a pensarla così nessuno fa niente e tutto rimane uguale, potremmo dire: “Ah! Se dipendesse da me…” puntini puntini, e non si capisce mai cosa dovrebbe succedere “se dipendesse da noi”. Infatti, non succede. Intanto, non lo facciamo, qualunque cosa sia. In verità, io ho sempre cercato di pensare a quello che potevo fare nel mio piccolo per contribuire a rendere questo mondo migliore, non solo per me, e ogni volta che non lo faccio, me ne accorgo, me lo dico, me lo ricordo, me lo scrivo, ci penso, mi confesso. Non mi chiedo mai se faccio abbastanza, se serve a qualcosa, o se qualcuno se ne accorge. Cerco semplicemente di vivere così, di vivere sempre così, dando un senso a una vita non mia, cercando di fare contento Dio come posso, come riesco, ogni volta che ne ho l’occasione, con ogni mezzo (consentito, s’intende) e in ogni modo. E’ troppo difficile? Non direi. E’ proprio vero che il Signore s’accontenta di quel poco che ognuno di noi può fare e che la Grazia con la quale veniamo “ricambiati” è sempre in misura eccedente rispetto al nostro merito, alle nostre capacità, alle nostre qualità.

A me piace pensare che i piccoli gesti di Santa Teresa di Gesù Bambino e i piccoli passi possibili di Chiara Corbella Petrillo siano il vero cammino verso la vita eterna e che provare a farli (anche senza riuscirci), alzando gli occhi al cielo, non sia mai così scontato. La verità è che, come diceva San Filippo Neri, preferisco il Paradiso e lo preferisco già qui, mentre aspetto e prego di poterci andare, quando sarà. Lo desidero ardentemente. Questo è il fuoco che governa la mia vita e questo è ciò che cerco in ogni angolo del mondo. L’ardore di questo viaggio non si spegne perché penso che sia troppo difficile fare una cosa, che non serva o che nessuno se ne accorgerà. E’ una fiamma sempre accesa, una mina anti sconforto. Si può sempre fare qualcosa se conosci Cristo.

In questo modo ho vissuto la festa di compleanno più bella che io ricordi (e purtroppo nella foto non ci siamo entrati tutti). E’ stato un giorno speciale nel quale imparare, ancora una volta, che quando faccio una cosa non è uguale a quando non la faccio; è stato un giorno in cui l’amicizia profonda, vera e disinteressata, ha messo all’angolo tutti gli opportunismi del mondo che tanto disprezziamo e del quale il Signore ci chiama, invece, a renderci protagonisti in prima persona; è stato un giorno in cui credere che anche un sorriso, un abbraccio o una festa di compleanno, possono diventare le cose più importanti che abbiamo da fare qui; è stato un giorno che, grazie al piccolo grande gesto di tante persone, consentirà a tanti bambini congolesi di studiare e di crescere in luoghi dimenticati dagli uomini, non da Dio.

E pensare che ci sono voluti quasi 39 anni e un sacco di schiaffoni a farmelo capire: rischiavo di arrivare a 40 senza avere ancora niente da potergli raccontare, a Dio (quando sarà). Non che non ci fosse anche Lui tra gli invitati, ma nel caso si fosse perso qualcosa, intanto lascio traccia.

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