di Marco Di Antonio
Finalmente! Anche in Italia un provvedimento geniale per incentivare la nascita di famiglie numerose e far crescere il PIL.
Thomas Robert Malthus sperimenterà un’ambiguo sentimento di gioia al constatare come la sua dottrina economica, basata sulla teoria della crescita geometrica della popolazione – di cui fu dimostrata empiricamente la falsità già pochi anni dopo la sua formulazione – e ridicolizzata da Karl Marx, tragga nuovo vigore e insperate ragioni di supporto proprio dagli sforzi dei moderni paladini della attuale società “dei diritti”, i quali aveva a suo tempo osteggiato con tutte le proprie forze.
In nome della radicalità di un diritto, infatti, la Corte Costituzionale italiana ha stabilito – agganciandosi al treno del pensiero unico europeo – come sia illegittimo vietare la fecondazione eterologa medicalmente assistita – cioè il ricorso ad un donatore esterno di ovuli o di spermatozoi per una coppia non fertile. Con questo provvedimento si afferma il principio che “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi” possono garantirsi il diritto alla genitorialità.
Bene! – direte voi. Non tanto. In realtà, si potrebbe fare – e si farà, con buona pace dei pochi utilizzatori della coscienza – molto meglio: visto che possiamo rimediare a qualche erroruccio della natura – una coppia sterile è evidentemente un refuso dell’attività evoluzionistica -, perchè non estendere l’ambito di applicazione della norma anche alle coppie maggiorenni “dello stesso sesso” – quelle, lo sappiamo, sono “naturalmente” impossibilitate a “rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione” (art.1 legge 40/2004). Anzi, a guardar bene, si dovrebbe oggi parlare di coppie senza far riferimento al sesso biologico – forse sarà presto illegittimo “discriminare” le coppie sulla base del sesso: la procreazione eterologa medicalmente assistita dovrà riguardare coppie di diverso “orientamento sessuale”. Anche la limitazione in merito all’età potrebbe avere vita breve: l’incesto si avvia ad essere depenalizzato e i rapporti di adulti con minori consenzienti sono consentiti fino ai 14 anni – e poi, ci potrebbe essere domanda di ovuli o spermatozoi di soggetti giovani e sani (così anche i pedofili potranno garantirsi il diritto di procreare con bambini). Il fatto, poi, che si discrimini l’orientamento sessuale dei necrofili potrebbe rendere illegittima anche la condizione che entrambi i partners siano viventi. Il quadro può sembrare completo. E devastante. Ma ci sono delle “esternalità positive” – termine con cui gli economisti moderni definiscono le ricadute benefiche che l’attività di un soggetto ha su altri che non hanno avuto un ruolo decisionale nell’attività stessa. Infatti, l’aumento delle possibilità di “produzione” di figli, rispetto a quanto consentito dalla sola fallace natura, consentirà la generazione di una nuova economia di sviluppo. Se nell’economia classica occorreva mantenere salari di pura sussistenza per prevenire la piaga della sovrappopolazione, oggi la garanzia di funzionamento del meccanismo di accumulazione capitalistica va rinvenuta nell’aumento dei consumi individuali. Dopo aver frammentato con ogni mezzo l’unità familiare per incrementare il numero dei consumatori, si cerca di innovare ancora. Con nascite in diminuzione – un banale effetto collaterale della politica di distruzione della famiglia -, l’aumento dei consumi incontrerebbe nel tempo un limite naturale. Sarebbe davvero utile per la società che la “produzione” di figli fosse a pagamento: un mercato nuovo e fiorente potrebbe svilupparsi, generando un incremento del PIL e del commercio internazionale grazie alla domanda di ovociti e spermatozoi da tipologie di acquirenti completamente nuovi. E qualcuno potrebbe spingersi ad ironizzare sul fatto che, in fondo, i fedeli cattolici hanno sempre spinto per incentivare la formazione di famiglie numerose: come quella del piccolo che è nato da un ovocita acquistato in India, fecondato dallo sperma del padre biologico, impiantato nell’utero di un’altra donna e finalmente consegnato alla donna che lo ha commissionato – unica a cui la giustizia italiana ha riconosciuto e garantito il diritto di madre.
Un figlio, quattro genitori: Genitore 1, Genitore 2, Genitore 3, Genitore 4.
Altro che progressione geometrica…
Una domanda resta sospesa: quale Corte giudicherà la legittimità di ignorare il diritto di chi nasce?