Se i Dieci Comandamenti non sono uno show…

di Giorgia Petrini

Taglio corto: dal punto di vista televisivo e comunicazionale, l’operazione RAI con Benigni sui Dieci Comandamenti è perfettamente riuscita. Infatti, ancora se ne parla. Ho aspettato qualche giorno a scrivere e ho letto “sparsamente”, più o meno, quello che hanno scritto gli altri. Vari altri. Mai fare considerazioni a caldo su cose che sono al centro della nostra vita (la mia è cambiata completamente grazie ai Dieci Comandamenti, quelli veri, non “di Benigni”), così ho lasciato freddare la minestra mediatica e le tifoserie che giorno per giorno stanno diventando un semolino.

Penso che la prima puntata sia strategicamente servita a canalizzare l’attenzione di tutti, cattolici e non, su un tema che sin da subito -si capiva- avrebbe attirato l’interesse a vario titolo di molti. Di fronte a un Benigni apparso piuttosto ben istruito la prima sera, a parte il pessimo grado di approfondimento dei primi tre comandamenti, inevitabile per uno scenario del genere, il giorno dopo tutte le trombe hanno suonato e le mani hanno applaudito. A questo punto, è fatta. Dal punto di vista mediatico e televisivo, questo vuol dire aggiudicarsi l’audience della sera seguente, garantendo un incremento di share e assicurando allo spettacolo una maggior dose di attenzione: “se sono tutti d’accordo, di parte e non, tocca vederlo!” Boom di ascolti la seconda sera e il gioco è fatto. Peccato che, mentre i primi tre comandamenti, che -attenti!- sono meno di un terzo “di tutta la faccenda”, sembravano quasi uscirne benino, sui successivi sette il piano inclinato è rotolato sul fondo con tutta la pallina dando una possente botta al muro.

Ora, è evidente che in due serate di televisione, con sei ore di tempo a disposizione in tutto, non è possibile immaginare di “dare” ai Dieci Comandamenti il peso, o meglio il sensola misura, che hanno per essere ciò che sono nella vita di un cristiano che ne ha fatto il proprio vademecum (io stessa divido la mia vita in prima e dopo l’esperienza dei Dieci Comandamenti, sempre quelli veri, non “di Benigni”, e tra poco ci arrivo). Ma è altrettanto evidente che il problema più grande dello show benignano non è stato sicuramente questo. E, per come la vedo io, neanche il suo cachet, che per quanto ne sappiamo, senza avere pregiudizi, potrebbe aver speso tanto in scarpe quanto in opere missionarie. Il vero problema è un altro.

Conquistato un pubblico vario e orizzontale la prima sera, la seconda ha affondato il colpo, snaturando completamente o quasi il vero e più profondo significato degli altri sette comandamenti (che quasi potremmo definire “i più importanti”), affrontati da un lato con una superficialità chiaramente inevitabile, dato il pubblico e considerato il mezzo, dovuta al contesto, e dall’altro lato banalizzando e limitando con l’accetta il cuore del messaggio divino che, alla fine, ne esce proprio come ciò che la chiesa non vuole e cerca tutt’oggi di confinare: una legge morale da rispettare “in virtù” del senso del dovere e di un Dio, più o meno buono, che ti dice dall’alto (motivo per cui non si capisce perché lo dovremmo accettare) di non rubare, di non mentire, di non tradire tua moglie, di non uccidere e di non masturbarti.

comandamento2

Ottimo risultato dunque dal punto di vista tecnico e strategico, lato Benigni e lato Rai, mediocre trattino pessimo per tutto il resto. E’ il mio parere, certamente, e non lederà di certo quello di chi in questa evidenza invece ha colto tanta Grazia. Lo spero. Io dico che non sono questi i Dieci Comandamenti e che non è questo Dio. Non è per questo che siamo cristiani e che ci siamo abbandonati alle sue leggi, o meglio Parole. Tanto meno è sufficiente sapere che per non rubare basta che lo dica un Dio che non vedi ma che “ti senti in dovere (?) di rispettare”. Dobbiamo essere contenti perché anche così proclamiamo la nuova evangelizzazione che il Papa ci invita a fare? Meglio di niente perché così “qualcuno” si è avvicinato a un decalogo ormai dimenticato? Ma è veramente questa la “nuova evangelizzazione” che intende il Santo Padre? E adesso chi ha visto Benigni e ne è rimasto entusiasta, da ieri è “una persona migliore”, andrà a messa ogni domenica o smetterà di mentire? Qual è il senso di tanto entusiasmo pervaso, anche in ambiente cattolico, per la performance di questo piccolo uomo toscano? E’ una domanda da fare a noi stessi e di certo non sono io a possedere la verità. Perché se un Dio esiste (come io credo ormai proprio grazie ai Dieci Comandamenti, dopo tanti anni di ateismo), sicuramente non è lì per dirci di non mentire, di non rubare o di non uccidere. Quanto meno non solo. E se c’è dell’altro, molto altro, vale la pena di saperlo (detto da una che ci ha scritto un libro e che ha cambiato vita proprio grazie ai Dieci Comandamenti, sempre quelli veri, non “di Benigni”).

E mentre cercate le risposte, anche io come molti, non posso che cogliere la palla al balzo e invitarvi ad andare oltre uno show da prima serata, superando il luogo comune, il pregiudizio, la battuta facile o l’ozio di una serata passata sul divano davanti alla tv.

donfabiorosiniI Dieci Comandamenti esistono in tutta Italia grazie a una decisiva e appassionante esperienza che la chiesa cattolica porta avanti da anni (tra poco quasi 30), ispirata nel metodo da un sacerdote, oggi responsabile dell’Ufficio per le vocazioni della diocesi di Roma, oltre che mio -e di molti altri- padre nella fede (don Fabio Rosini), che con l’aiuto di Dio ha saputo renderla manifesta come un’opera della Provvidenza. Oggi i Dieci Comandamenti sono attivi in diverse parrocchie romane (clicca qui), in tutta Italia (clicca qui) e perfino all’estero grazie all’opera di tanti altri sacerdoti e della chiesa cattolica che rendono questo meraviglioso percorso aperto a tutti, gratuito e accessibile in ogni momento.

Senza cachet, senza televisione, senza share, senza pubblicità e senza pubblico da poltronissima, questo percorso ha ormai raggiunto decine di migliaia di persone nel mondo che grazie ai Dieci Comandamenti hanno visto cambiare completamente la propria esistenza, in ogni età, anche quando “tutto sembrava essere perduto”. Io stessa, ogni anno, senza mancare un colpo (non certo per merito mio) accompagno e accolgo chiunque abbia voglia e interesse di aprirsi alla più bella esperienza che si possa fare nella vita quindi, se ritenete, fatevi sentire (giorgiapetrini@gmail.com).

Perché questo è Dio: uno che se t’acchiappa non ti molla più. L’unico per cui valga la pena di farsi una domanda e non darsi una risposta.

Cliccate qui e fate un tentativo. Ne vale veramente la pena.
Per quello che posso, sono a disposizione.

1 commento su “Se i Dieci Comandamenti non sono uno show…”

  1. Mah..penso che lei estenderà questo discorso a tutto il “cattolicesimo” in TV, da DonMatteo a Maria Goretti, in 10 anni più di 100 fiction prodotte in italia sono di carattere religioso e cattolico.
    La TV è intrattenimento, che di per sé risulta spesso superficiale visto il mezzo, ma non voglio addentrarmi in discorsi accademici; non capisco, quindi, il suo stupore e la volontà che certi temi debbano essere affrontati esclusivamente con teologi o sacerdoti.
    Non ho visto la trasmissione di Benigni, vuoi perché generalmente non guardo molta TV, vuoi perché trattava argomenti di poco interesse per me.
    Detto questo, è giusto che si facciano queste “esegesi leggere” per aprire tutti alla comprensione (chi vuole potrà approfondire), mi soffermerei se fossi in lei, ma è solo un consiglio, sulla mancata trasposizione televisiva di concetti religiosi che non siano cattolici.
    Comprendere “le” religioni, la spiritualità in generale, aiuterebbe un pò tutti ad uscire dai ghetti nei quali tanto amiamo nasconderci.

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