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Oscar Giannino |
Devo dire che non ho mai fatto caso più di tanto alle scelte di stile della gente. Un tipo buffo mi colpisce indubbiamente. Più che altro se mi passa accanto lo noto, dico “Tò, che tipo buffo!”. Tutto sommato non mi interessano le sue scelte personali, i suoi gusti, le sue cose in generale. Il fatto che a me sembri un tipo buffo non incide affatto sulla mia vita, e nemmeno sulla sua, ma qualcosa di quella giacca blu elettrico a bolle azzurre rimane impressa nei ricordi delle persone. Come minimo lo raccontano a casa quando tornano: “Oh! Non puoi capire che tipo buffo abbiamo incontrato!” e magari continuano “… è proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia: lei era uguale!”.
Una volta si diceva, più spesso di oggi, che l’abito non fa il monaco (proverbio italiano). Si diceva di non affrettare la propria valutazione verso qualcuno sulla base del colpo d’occhio o di una impressione primaria che poteva essere frettolosa, superficiale. In fondo però – si sa – i proverbi sono una di quelle leggi (quasi sempre contraddette da un proverbio esattamente opposto) che si recitano a memoria per propaganda di presunta saggezza e a memoria si infrangono con non poca leggerezza: “Va beh, dai, ma alla fine che ti potevi aspettare da uno che partecipa al suo matrimonio col cilindro color cammello in testa?”.
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Philippe Daverio |
Tipi buffi ne abbiamo tanti (ovunque nel mondo) e c’è da dire che in molti casi l’abito non fa il monaco, ma è vero anche il contrario. La verità è che come per ogni cosa nella vita anche il monaco è un essere umano e come tale a farlo fedele alla sua missione non basta un cilindro al caramello, una buona squadra di amici e di parenti, qualche ammanettamento televisivo e un grido duro nel deserto dei tartari: ci vogliono fede, speranza e carità. Per i cristiani queste sono virtù teologali; per la gente comune – di qualunque diverso credo – sono disposizioni di buon senso e note di carattere personale; per i politici d’assalto al potere sono proclami che non portano voti, “qualità” incapaci di generare consenso e popolarità. Della fede, della speranza e della carità non te ne fai nulla oggi nel grande impero politico dell’interesse privato, eppure la gente comune in fondo in fondo, ma anche sopra sopra, cerca proprio la fede, la speranza e la carità: vorrebbe potersi fidare di qualcuno, vorrebbe sperare in un futuro diverso per i propri figli e vorrebbe essere compresa nelle sue necessità più urgenti, più diffuse, più sentite. Lo sappiamo tutti che non è l’andamento dello spread il problema di questo Paese, e nemmeno il rimborso dell’IMU. Il Berlusconismo è finito da un pezzo e gli avanzi indiscreti di un’epoca storica da drive in sono alle prese con la giostra della ricostruzione dei cocci tra nuovi “Monti volti” figli dei vecchi e infiniti tentativi disperati di ovvi ribaltoni alla riscossa. Nel frattempo, abbiamo dimenticato Bossi e il Trota, gli scandali di Fini & Co., la saga dei tesorieri scappati col bottino, le case del buon Di Pietro, gli inciuci delle starlette, la clamorosa sconfitta del giovane Renzi, il programma dei Grillini ricco di nuotate e privo di tutele… e via così. Questa è l’Italia che cambia. Il più attendibile sembrerebbe Maurizio Crozza in copertina da Ballarò… Eppure c’era Giannino! Un tipo buffo col cappello al caramello, preparato, competente, brillante e senza paura che voleva “Fare per Fermare il declino”! Finalmente uno che tiene il punto, che sfida il sistema, che si organizza, che rimanda a casa anche Montezuma, i Carini e la Terza Repubblica… e che… e che… e che… boom! Non ha il Master… Nooooooooo… Non ha il Master?! Davvero non ce l’ha e aveva mentito?! Bbuuuuu… Allora io me ne vado, io mi dissocio, io lo sputtano, io lo denuncio, io lo accanno… Si dice a Roma quando molli qualcosa e te ne vai che “la accanni”, voce del verbo “Fare per Farsi le Canne”…
E fu così che anche Oscar Giannino, per una cosa che non sapeva, non si ricordava, si era espresso male, non ci aveva fatto caso e non l’aveva vista… il declino più che fermarlo l’ha fatto, in men che non si dica, a un passo dal traguardo…
Ora, vero o non vero che sia (magari “il ragazzo” è in buona fede e magari realmente è un disguido frutto di un malinteso), ancora una volta abbiamo perso due occasioni: la prima è quella di cercare di dire sempre la verità, senza possibilità di fraintendimento, e la seconda è quella di provare ad essere davvero diversi non solo nel cilindro. Ecco. Secondo me, queste sono le cose importanti. Cercare di dire la verità oggi dovrebbe essere paradossalmente un impegno rivoluzionario, sebbene normalmente sarebbe una manifestazione naturale di sé; provare ad essere diversi dovrebbe essere una strategia facilmente perseguibile nelle piccole cose quando tutti gli altri in fondo sono abbastanza uguali.
A me Giannino è sempre piaciuto per simpatia. L’ho sempre trovato un tipo buffo, ma competente, preparato e con un certo “coraggio di settore”. Non lo avrei mai votato perché a mio parere non ha le qualità e le caratteristiche di un leader, ma sarebbe stato (o sarebbe) forse un buon Ministro dell’Economia. Non mi piacciono il modo, l’atteggiamento e “la motivata” prepotenza, ma non è certo tecnicamente peggiore o migliore di molti altri. Chi lo è? Chi potrebbe nominalmente fare davvero la differenza? Nessuno, credo. Tutti siamo uguali, né migliori, né peggiori.
Il fatto vero, secondo me, è che questo non è il tempo dello spread (in fondo non lo è mai stato), ma quello della vita. Sono altri i temi che urgono nel mondo, c’è altro da fare, altro a cui pensare, altro da risanare e altro da amare se il futuro diverso lo vogliamo davvero. Non è più questione di farsi ridare i soldi dell’IMU, di votare il nuovo, di fuggire dal vecchio, di risanare i partiti o di sistemare le cose alla meno peggio per quelli che hanno paura di perdere il treno…
C’è una crisi di coscienza incolmabile ovunque e non è questione di Master, purtroppo.
Se non ricominciamo a parlarne con il Padre Eterno che detiene il miglior programma elettorale di tutti nel Vangelo non ne verremo affatto fuori… Che Dio ci aiuti.
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