di Marco di Antonio
Dove si trova il senso dell’esistenza? Nel mezzo del cammin di nostra vita.
Ci sono libri che, a distanza di tempo, troviamo il tempo di leggere di nuovo: per nostalgia, perché non ne ricordiamo poi così bene il finale, perché ci pare che la prima volta ci sia sfuggito qualche elemento che oggi potrebbe esserci utile, o semplicemente perché ci era piaciuto molto. E’ certamente più raro, però, che torniamo alla prima pagina appena finito di percorrere con lo sguardo quella finale. Se poi questo ciclo si ripete ancora – e non si tratta di un manuale per affrontare un esame, né di un’antologia di nudi fotografici d’autore -, possiamo pensare di esserci imbattuti in una nuova forma di dipendenza.
Confesso che a me è successo di recente. Dopo aver assistito – era l’inizio di Novembre – alla prima di un breve ciclo di lezioni dantesche tenute da Franco Nembrini – il tema era l’introduzione dell’argomento della Divina Commedia attraverso la lettura della Vita Nova – ho messo mano al primo dei tre volumetti della sua opera “Dante – Poeta del desiderio”, quello dedicato all’Inferno. Da allora, sono alla terza lettura dell’intero trittico. Meglio, sono al terzo dialogo – e so già che non sarà l’ultimo. Tranquilli, non si tratta di promozione pubblicitaria nè di un curioso caso di bulimia letteraria. E’ che non si può smettere di cercare di scoprire l’anello che “tiene su tutto” in una vita felice, quando manca drammaticamente nella nostra. Il segreto custodito nella cattedrale di versi costruita da un uomo 700 anni fa alberga in ciascuno di noi: così luminoso eppure così arduo da scoprire! Percorrere avanti e indietro la Divina Commedia con l’aiuto di un amico che ne ha fatto esperienza per tutta la vita, scegliendone volta a volta uno scorcio suggestivo, è un po’ come interrogare la propria esistenza – spostandosi a piacere tra fatti, sensazioni e pensieri che in diverse circostanze ci si presentano davanti – possedendo una mappa che consente di comprendere perchè ci troviamo dove siamo, quali sono le direzioni verso le quali possiamo liberamente proseguire e come fare a trovare il nostro tesoro. Più sofisticato di un thriller psicologico, più avvincente di una avventura fantastica, più seducente di un romanzo contemporaneo, più pratico di un manuale psicologico, più intelligente di un testo filosofico, più sconvolgente della divulgazione di una scoperta scientifica: un brillante incastonato “nel mezzo del cammin di nostra vita”, cioè proprio quando ci troviamo a un bivio nella nostra esistenza – quel bivio che ci sta davanti ogni giorno, senza soluzione di continuità, fino all’ultimo minuto della nostra vita. Interrogare continuamente le nostre scelte non serve per imparare a memoria la nostra vita: ci aiuta a scoprire dove ci siamo persi e come possiamo tornare nella direzione del bersaglio, scritta nel nostro cuore. Grazie, Franco Nembrini.
L’ha ribloggato su L'Arca dell'Alleanza.
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