elementari, condivise con chi vive la realtà, possa trarre qualche considerazione davvero utile per il bene del Paese, di tutti noi e delle giovani generazioni (che pur disinteressate nella maggior parte dei casi è nostro dovere cercare di “mettere al sicuro” e di proteggere nella speranza che almeno i loro figli possano redimersi da questa interminabile parentesi di devastante nichilismo). Ne faccia uso chi crede in qualunque modo, anche facendole proprie, purchè si abbia il coraggio di dirle per come realmente sono. A me interessa la sensibilizzazione civica e popolare, nel midollo della gente, non il fatto di firmare trattati o sottoscrivere “intenzioni”. Ritengo molto più importante il contenuto di quello che scrivo rispetto al fatto che a diffonderlo sia io, soprattutto sapendo che è frutto di pensieri, persone e voci che ascolto, incontro, vedo e vivo continuamente.
Difficoltà: Facile. Questa, se la vogliamo fare, si chiama: SOSTEGNO ALLE IMPRESE (e neanche tanto..) apartitico e apolitco per il bene di tutti; se invece, anche qui, vogliamo far finta che l’1%, prima o dopo in più o in meno, sia la magica elemosina che ci mette al riparo dal debito pubblico ok… Ciò vuol dire che anche in questo caso, così facendo, stiamo curando l’effetto e non la causa.
Se il mio lettore adesso fosse Luigi Angeletti, con il cuore in mano e tanta sincera curiosità, vorrei chiedergli come mai ha scelto di fare il sindacalista per tutta la vita senza mai provare a pensare e a fare il contrario. Gli chiederei anche di darmi una definizione secondo lui consona nel 2011 con il termine “lavoratore” che più usa nelle sue orazioni e anche di spiegarmi se lo sono anche io come imprenditrice oppure no. Sinceramente non afferro la categoria che vuole rappresentare…
Se mi leggesse un precario, o un giovane (che abbia meno di 60 anni compiuti), sarei felice di dargli gratis 10 idee (che sicuramente non gli andrebbero bene) per provare a cambiare la sua vita (con lo stesso spirito con cui forse in parte Biagi pensò e concepì il vero “contratto a progetto” che nessuno ricorda mai per quello che deve essere), almeno provarci prima di dire che non si può, prima di pensare che qualcun altro sempre, ovunque e comunque debba farsi carico di lui in un modo o nell’altro: sapete qual è la novità? Che siamo tutti (esistenzialmente) precari a questo mondo. Tutti, nessuno escluso. L’essere umano nasce precario e vive precario. La vera sfida è sapersi costruire una strada provvisoria a botte di umiltà, di ascolto reale e di voglia di imparare, non cercare di incamminarsi continuamente su quelle degli altri, tantomeno fare della ricchezza altrui il proprio “baluardo del vittimista”. Inutile ricordare tra i tanti l’esempio più recente di Fukushima: è illuminante quanto una disgrazia vera ci renda tutti uguali davanti alla vita.uanto al governo (qualunque fosse, sia o sarà) a me verrebbe in mente un solo manifesto (di difficoltà facile ovviamente): produrre ricchezza sociale a misura d’uomo per tutti, ripartendo dalle piccole cose di tutti i giorni a dal contatto con la gente. Saremmo tutti molto più onesti, molto più civili e molto più sereni. Se un Paese sta bene nessun governo ha bisogno di “andare in cerca di voti”; il concetto è che se tu mi aiuti onestamente, con il ruolo per il quale nobilmente ti sei proposto a farlo, a vivere meglio io ti voglio bene a prescindere e il mio “volerti bene” lo traduco volentieri in un voto per te. Non me lo devi chiedere. Ma se tu sfuggi ai miei bisogni, alle mie domande, alle mie difficoltà, quanto ai miei doveri, alle mie risposte, ai miei aiuti, alle mie gioie produttive e a quello che io (impresa, cittadino, giovane, anziano o chi che sia) posso darti o posso fare per te, in un sistema il cui equilibrio accomuna tutti, non puoi che annegare nella piscina di fango che sta trascinando tutti noi nella melma di una Italia che Falcone e Borsellino porterebbero in palmo di mano come un pulcino ferito… A volte, proprio perchè mi ricordo quel telegiornale come fosse ieri, mi domando dove abbia mai trovato il coraggio, in un momento storico come quello, un Antonio Di Pietro qualunque di spogliarsi di magistratura e vestirsi di politica… con l’aggravante di essere ancora oggi dopo tanti anni analfabeta, vanificando i sogni e le aspettative di tanta gente impietrita davanti a quella scena.
SUI MERCATI, 3 COSE PICCOLE A CASO
La prima: come mai se c’è la crisi immobiliare Roma (ma non solo Roma) è piena di gru? Case popolari? Magari! Come mai se dove vivo io ci sono case e ville sfitte e invendute da 6-7 anni, continuano a costruire case di tutti i tipi ogni mese? Perchè? Perchè se le aziende sono in crisi e si chiudono botteghe, all’Eur si affittano uffici (anche li sfitti da almeno 3-4 anni) con pezzature minime di 1000 metri a prezzi da mirabilandia? Chi ha interesse a tenere ferme intere fette di mercato? Perchè? E soprattutto perchè si continua a spingere la gente ad immobilizzare i propri risparmi su case, locali o immobili che non rendono senza mai spiegargli che oggi ci sono tanti modi per investire le proprie risorse, anche poche o pochissime, anche per sè e su di sè? Detto da una che sta avviando una nuova impresa global nella mansarda di casa sua con investimenti minimal mai registrati nella storia del risparmio da record… A dirla tutta, il problema è che molto spesso le persone non ascoltano, la gente non sa e non vuole nemmeno sapere. Purtroppo mi rendo conto sempre di più che l’Italia è questa, quella del Gigi Proietti de: “Ma lassa fa, ma chi too faffà… ma che temporta…”.La seconda: come mai se posti fissi non ce ne sono più per nessuno, nessuno inventa i posti mobili? Pensa che figata, che fantasia, che varietà! Un altro vivere proprio! Ogni giorno faremmo tutti un mestiere diverso nel rispetto delle nostre migliori attitudini e proprietà. Se servisse ad accorpare anche aziende in difficoltà sarebbe geniale. Allora si che faremmo una vera rivoluzione del merito, senza fannulloni ma piena di talento, e una politica di rilancio vero dell’economia. Dimmi quante e quali cose sai fare e io ti impiego nel modo migliore a poterti permettere di farle tutte. Il futuro del lavoro è questo del resto, benchè mia zia si ostini a fare la fila in banca e non voglia capire che ad 80enni come me, un giorno molto lontano :-), lo sportello in banca per le operazioni di routine non servirà più. E’ già così oggi, che senso ha cercare ancora un posto fisso in banca? Mmmah…
La terza: come, in tempi di crisi, stanno in piedi negozi come White Gallery dove non entra una persona in un giorno che sia una e dove un paio di pantaloni continuano a costare 2.500 euro da 2 anni? E se nessuno ci entra come fanno ad arrivare camion di vestiti, borse, scarpe, ecc. tutte le settimane? Dove li vendono? Come li danno via? A chi li danno? Considerando che parliamo di una struttura che occupa un mezzo palazzo che a occhio e croce varrà… boh… tra i 50 e i 60 mila euro solo di affitto (al mese)… e di commessi che scappano da tutte le parti quando entri e provi a chiedere 2 informazioni… quale funzione reale ha un posto del genere? Ecco, di fronte a queste perplessità per me di grande sbigottimento mi vengono sempre in mente solo 2 posizioni da tenere: a) mi turo il naso, non vedo, non so, non chiedo; b) mi interrogo e rendo il mondo partecipe delle mie riflessioni perchè le risposte di noi tutti sono sommerse in un… cassetto di questo negozio magari nascoste da sciarpe di lana… Tutti vogliamo delle risposte, ma in pochi cerchiamo davvero di ottenerle (che non è proprio uguale a lamentarsi e basta come viene più facile a tutti noi), solo che quando qualcuno tira la corda poi …”Eh, va beh, ma dai, ma che te ne importa! Ma pensa per te tanto è tutta ‘na schifezza!”.





t'ho letto d'un fiato, continuamente affondi le unghie nella carne dell'organo coscienza, non permetti al pensiero di organizzarsi.l'unica regola che sale dai neuroni assonnati dice:" se mi facessero recuperare l'IVA, chiederei a tutti la fattura, invece di risparmiare pochi spiccioli..e contribuirei direttamente alla lotta contro l'evasione fiscale!"
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