Le cose che avremo “in comune” con la legge sull’omofobia? Tutto e niente.

di Giorgia Petrini

Dario Franceschini
Dario Franceschini (Photo credit: framino)

Franceschini: la legge sull’omofobia è urgente.

“Ho grande rispetto per i temi etici e per la libertà di scelta quando si toccano temi che riguardano le coscienze. Ma una legge che contrasti l’omofobia non c’entra nulla con i temi etici, riguarda il codice penale, e l’introduzione di norme efficaci, che da troppo tempo attendono una approvazione, è urgente e non più rinviabile”, ha spiegato Dario Franceschini a Rainews24 stamattina.

Non so. A leggerla così, velocemente e con un po’ di distrazione, in preda al caldo estivo e al fresco surrogato del condizionatore, una balla del genere potrebbe dirla chiunque. Infatti, a dirla è un “chiunque qualunque”. L’avesse detta un Berlusconi o un Grillo sarebbe successo il finimondo, ma siccome la dice Franceschini, passa un po’ così, sotto tono, ma proprio sotto sotto… e nessuno se ne accorge. Lo stile è l’andamento lento, quatto quatto (con spruzzi e sprazzi di accelerazione istantanea, subordinata al silenzio altrui).

L’estate è quel periodo dell’anno in cui si fanno e si dicono cose gravissime perché tutto sommato è più facile farle passare, venderle bene, farle digerire alla gente di ritorno dalle vacanze. Le leggi più inutili, interessate, volitive e rischiose, in estate fanno sempre passi da gigante, e sempre assolutamente indisturbate. L’estate è quel periodo dell’anno in cui siamo impegnati a chiudere le ultime cose di lavoro per andare in vacanza in santa pace (è più urgente staccare); è quel momento in cui il weekend è sacro e la domenica, al posto del radio giornale, in rotta verso il mare si riascolta il tunz tunz tunz della sera prima in discoteca quando, paciosi, gioiosi e genuini, attaccati alla canna dello champagne con 5 “amici” eravamo intenti a parlare di boiate (è più urgente divertirsi); è quella stagione fioca e afosa in cui siamo tutti troppo stanchi per capire e troppo tonti per combattere (è più urgente riposare); è quella parentesi fisica in cui il bollore dei 35 gradi all’ombra in centro città lascia naturalmente scomparire ogni sano dominio dello spirito sul corpo o del cuore sulla razionalità (è più urgente dissetarsi).

circe

Per gli amanti della mitologia, l’estate è come la Maga Circe che accoglie gli uomini nel proprio castello (per donare loro una dimora sicura), li inonda di vivande con maestria e generosità (per il loro bene), li trasforma in maiali, leoni e cani a seconda della loro natura (perché sono diversi per natura), e poi però li spinge nelle stalle e li rinchiude.

Sarà che fin da piccola a me hanno insegnato che le cose fatte di corsa, un po’ in segreto e in gran silenzio, puzzano di marcio; sarà che tutti, ma proprio tutti tutti, sappiamo che in questo Paese le urgenze vere sono ben altre; sarà che, come molti hanno detto e scritto, questo disastro etico, antropologico e morale, accadrà sotto gli occhi di tanti cattolici che, per paura o vergogna di definirsi tali, hanno in molti casi preferito mantenere posizioni ambigue e non imbracciare la verità in nome di un amico che non avrebbe compreso, di un consenso messo in gioco o di un vicino di casa scomodo; sarà che ci siamo tutti un po’ stufati di essere presi in giro con tanta saccenza e superficialità, che troppo raramente siamo in grado di “restituire” ai mittenti; o che il caldo nuoce anche a me che vorrei spazzare via, in un colpo solo, l’amarezza e la preoccupazione che questa legge alimenta nell’anima mia…

Saranno tutte queste cose, o forse molte altre, ma ciò che appare sempre più chiaro è che diveniamo sempre più simili alle bestie, sempre più fragili, sempre più inebetiti dai nostri dominatori da quattro soldi, sempre meno in grado di capire, di ragionare e di pensare con un libero arbitrio in braccio alla coscienza. Siamo sempre meno interessati alla qualità degli argomenti per preferirne l’incarto attorno, certamente meno impegnativo; siamo sempre più occupati da altre cose, molte cose, troppe cose, che non sono mai quelle giuste; siamo sempre meno liberi in lotta per diventare sempre più schiavi; siamo sempre più pesci in pasto al cetaceo gigante del qualunquismo e all’orca dell’ovvietà; siamo sempre più poveri mascherati da ricchi e sempre più sterili in cerca dell’elisir per l’eterna giovinezza.

Siamo giunti “finalmente” a sradicare anche le verità che la natura ci ha donato, con un piano bellissimo e un chiaro disegno di vita, di armonia, di specie e di equilibrio matematico. In nome dei nostri desideri e delle nostre voglie stiamo aggredendo, senza alcuna necessità, tanto meno urgenza, le più belle, grandi e innegabili verità del mondo: l’uomo è un uomo e la donna è una donna…

Stiamo donando ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, ai nostri figli e ai nostri amici, l’omaggio di una drammatica incertezza che diverrà uno scoglio galleggiante di cartone per l’intera umanità. Tutto sarà possibile per le prossime generazioni, eppure la gente continuerà ad essere infelice. Tutti vivremo di più per essere sempre più soli. Tutti potremo sposarci con tutti per poter appagare le nostre percezioni, tanto potremo anche sempre più facilmente divorziare. Vivremo in un mondo in cui tutto sarà possibile (in parte è già così) e allo stesso tempo non si potrà fare. Perderemo ogni punto di riferimento, ma potremo liberamente ispirarci ad ogni cosa…

Ma qual è il fine di tutto questo? Dove stiamo andando? Abbiamo noi qui, oggi su questa terra, in questa vita, il profondo senso del perché facciamo una cosa, di qual è il nostro fine, l’obiettivo ultimo dell’uomo… E’ un dono insito in ognuno di noi. Abbiamo smesso di porci queste domande quando abbiamo dimenticato chi siamo davvero, perché siamo qui e cosa abbiamo da fare veramente in questa vita.

Una cosa avremo di certo in comune: nessuno avrà più un’identità, nessuno più apparterrà a un genere, nessuno più sarà di una certa specie. Un giorno, finalmente, anch’io potrò sentirmi una farfalla e, se mai dovessi aver dei figli maschi, dire loro che potranno essere dei rinoceronti (anche femmine, se si sentono così). Per cambiare c’è sempre tempo. Tra poco sarà la legge a dirlo.

…Ma noi non ci arrendiamo! Non mancate: Giovedì 25 Luglio tra le 19 e le 21 a Piazza Montecitorio e Venerdì 26, stesso posto, alle 10.00.

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