Brittany e l’eutanasia.

di Mario Adinolfi per La Croce, 5 Novembre 2014

o-PEOPLE-900Ero a Radio 24 stamattina e sono stato interrogato sul caso Brittany, la ragazza malata di tumore che si è suicidata in Oregon nel plauso generale di stampa, televisioni, radio di tutto il mondo: “Perché il Vaticano ha detto che Brittany è morta senza dignità?”. Domanda secca, senza via d’uscita. Immaginavo la domanda prima del collegamento e m’ero andato a prendere il testuale di quanto detto “dal Vaticano”, cioè dal presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Carrasco de Paula: “Il suicidio assistito è un’assurdità, la dignità è un’altra cosa rispetto a mettere fine alla propria vita. Non giudichiamo le persone ma il gesto in sé è da condannare. Non sappiamo cosa sia successo nella coscienza, noi scegliamo sempre cercando il bene, il guaio è quando sbagliamo. Questa donna lo ha fatto pensando di morire dignitosamente, ma è qui l’errore, suicidarsi non è una cosa buona”.

Allora diciamolo chiaramente. Il caso Brittany è stato uno spot mondiale a favore di una legge sull’eutanasia, un classico spottone da pensiero unico: suicidio assistito a tutte le latitudini, please, pagato e garantito dallo Stato. Se non la pensi così, sei contro la povera Brittany.

Io la penso esattamente come monsignor Carrasco de Paula, ritengo che il suicidio assistito sia un’assurdità e ho trovato intollerabile che ogni giornale italiano abbia scritto che “Brittany ha scelto di morire con dignità”. Fatemi capire bene. Noi che abbiamo tenuto la mano ai nostri nonni fino al momento in cui hanno esalato l’ultimo respiro, malati di malattie incurabili e anche dolorose, li abbiamo consegnati a una morte senza dignità?

La morte è brutta, è oscena, è fatta di dolore e cose indicibili, odori forti, difficoltà nel respirare, nel mangiare, nel digerire, nell’evacuare, impossibilità di muoversi, piaghe da decubito e altre piacevolezze. Sì, la morte per malattia è fatta così, La malattia è fatta così. Di malattia spesso si guarisce, alcune volte no. Alcune volte le malattie sono brevi, altre volte sono lunghe, infinite, penose. Che soluzione ci propone il pensiero unico contemporaneo? Usare la malattia come veicolo rapido verso la soppressione delle persone quando entrano nella fase della loro estrema debolezza?

Visto che attraverso il cavallo di Troia della morte “dignitosa” di Brittany vogliono far entrare nelle nostre coscienze l’idea che sopprimere un malato che soffre molto sia cosa buona e giusta, l’ennesimo omicidio compiuto per il bene dell’ucciso, io voglio rispondere con estrema nettezza e trovo persino troppo tenera l’uscita di Carrasco de Paula. L’eutanasia, il suicidio assistito, sono il modo con cui si condurrà l’umanità dentro una logica infernale: l’ho scritto in Voglio la mamma, ho pubblicato le statistiche di Belgio e Olanda, i due paese europei che hanno leggi per l’eutanasia di Stato anche pediatrica. Su un territorio che complessivamente ha meno della metà della popolazione dell’Italia sono state soppresse per eutanasia ventimila persone. Ventimila. Davvero pensate che sono tutti casi Brittany?

Guardatevi questo documentario di un’ora che racconta l’eutanasia in Belgio. L’eutanasia dove esiste. Dura un’ora, è in francese, il circolo Voglio La Mamma – Roma ha lavorato gratuitamente (grazie Lorenzo Ciampoli) per darvene una versione totalmente sottotitolata in italiano. Guardatelo a questo link http://youtu.be/i-bR53nANUI e capirete tutto. Capirete come funziona.

Se l’eutanasia, attraverso i casi Brittany, entrerà prima nelle coscienze e poi nei sistemi giuridici del mondo occidentale saremo tutti come l’infermiera del documentario, che parla a viso scoperto (mica quelle interviste camuffate tipiche delle “inchieste” all’italiana) e dice: quando sarò malata e vecchia, non mi farò mai ricoverare, perché so come andrebbe a finire.

Ha ragione Carrasco de Paula, non giudichiamo le persone, ma l’eutanasia è un’assurdità. Si parte dal caso Brittany e si arriva all’eliminazione dei sofferenti (anche di chi soffre “psicologicamente”, perché in Belgio e Olanda la sofferenza non deve essere necessariamente fisica) sapete perché? Perché sopprimere costa infinitamente meno di curare.

Sopprimere costa infinitamente meno di curare. Ricordatelo, la scorciatoia che l’eutanasia propone è la scorciatoia di chi non vuole più opporre la fatica della cura alla tragedia della malattia. E allora addio alla ricerca (costosa) sulla terapia del dolore, addio alla ricerca (costosa) sulle cure palliative. Zac. Soppressione. Meno fatica, meno costi.

Sono contrario a qualsiasi accanimento terapeutico, il tratto finale della nostra esistenza va accompagnato senza inutili invasioni del corpo, ma senza alcuna tentazione di scorciatoie, quelle sì non dignitose. Norme sull’eutanasia di Stato innestate su sistemi sanitari in perenne emergenza economica, come quello italiano, produrrebbero una catastrofe di cui ognuno di noi potrebbe essere vittima. Riflettiamoci, senza tic giornalistici, senza l’obbligo di inginocchiarci al pensiero unico, anche quando è rappresentato da una triste storia come quella di Brittany.
Le sia lieve la terra.

Fonte: La Croce su Facebook

1 commento su “Brittany e l’eutanasia.”

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