“Il mio” Anno della Fede.

di Giorgia Petrini

Alla fine di quest’anno avrò fatto il pieno: Medjugorie a Maggio, Terra Santa a fine Agosto (tra poco!!!) e Lourdes in missione con Unitalsi a fine Ottobre. Del resto questo è l’Anno della Fede (indetto da Benedetto XVI con la lettera apostolica Porta Fidei  a Ottobre 2012).
Fino al 24 Novembre 2013 mi posso sbizzarrire…! :-)

ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, incisione

In questo tempo, Benedetto XVI ha dedicato l’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (Ottobre 2012) alla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana; ha incoraggiato i fedeli ad andare in Terra Santa e a recarsi in luoghi di preghiera e Santuari nei quali avvicinarsi a Maria, per poter scoprire il suo ruolo, così importante e particolare, nel mistero della salvezza; ha invitato tutti noi ad essere testimoni vivi e attivi di come la fede «diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo»; ci ha ricordato di dedicarci alla particolare scoperta degli insegnamenti del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, anche utilizzando ogni mezzo di comunicazione innovativo, per arrivare al cuore della gente e per tramandare gli insegnamenti di Cristo…

Vivere la fede e renderla concreta significa “anche” questo. La fede è soprattutto questo, per me. E’ seguire “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6) che la Chiesa sa indicarci e che i nostri pastori e maestri nella fede sanno illuminare ogni giorno, standoci accanto in ogni momento. E’ fare comunità, mettere in comunione le proprie esperienze con quelle degli altri, condividere tanto la gioia quanto il dolore e sapersi concedere alle tante occasioni che Dio ci mette a disposizione (gratis!) per imparare a conoscerlo sempre di più e sempre meglio.

lourdes

Non vedo l’ora di partire di nuovo, e di tornare per poi ripartire, e di tornare ancora per poi riandare… Ogni volta che si va in un luogo di preghiera, in una terra santa o in un santuario si ha quasi la “buona paura” di non voler tornare a casa propria, ma la nostra vita è dove siamo. Il “nostro posto” è dove Dio ci ha voluti, nel luogo in cui ci siamo trovati, con le persone che c’erano già, anche prima di noi (la nostra famiglia, la nostra storia): “aspettavano” noi, per compiersi e per avvenire. Aspettavano che proprio noi arrivassimo a dare un senso compiuto a certe cose. Abbiamo sempre da fare qualcosa di importante nel “nostro” piccolo spazio di evangelizzazione in cui nulla ci appartiene, nulla è mai davvero nostro, nudi e poveri come sempre siamo.Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e ogni persona che incontriamo, ogni cosa che facciamo, ogni impresa che compiamo è una chance per accogliere la grazia di Cristo.

Non potevo sapere che sarebbe successo così, proprio come sta accadendo. Mi rendo sempre più conto di quanto bello sia avere un Padre del genere, per il quale fare le cose. Tutte le cose.

E voi che farete questa estate?

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