di Giorgia Petrini
Vi presento Lalla (nomigliolo di Gabriella). Vive a Perugia ed è la mamma di Marco (che a quasi 53 anni, a sentir lei come tutte le mamme, è ancora … “el su fiolo”).
Ieri Lalla ha compiuto 81 anni e siamo andati a trovarla. Non a sorpresa, perché è sempre impegnatissima! Rischiavamo di trovarla occupata in un vertice con le sue amiche per organizzare una gita fuori porta, o in preda alla finale di un torneo di Burraco regionale per “professionisti della materia”! Così, conoscendola, l’abbiamo avvisata il giorno prima e siamo andati e tornati in giornata per portarla fuori a pranzo, insieme a qualche caro amico.
Per il mondo di oggi Lalla è troppo vecchia, è troppo sola, è troppo inutile e troppo costosa (anche se gode di ottima salute, è su Facebook, va in palestra, naviga in internet e parla 3 lingue). Nel linguaggio comune che scandisce le fasi della vita, Lalla è sicuramente anziana. Alla sua età, forse, un giovane imprenditore di confindustria si definirebbe “giovane dentro” o “diversamente giovanile”. Lei, quando telefona, si definisce solo col suo nome: “Ciao, sono Lalla”, e poi non la fermi più…
In fondo, in modo molto evidente al pensiero comune, per la mia generazione quelli come lei sono un problema a prescindere, quindi Lalla è un problema. Molti miei coetanei dicono che “i vecchi consumano le risorse (?) dei giovani e che noi non avremo la pensione perché versiamo al nostro sistema sanitario nazionale ciò che serve a loro oggi per vivere”. Il guaio è che, seppur tecnicamente – in parte – potremmo ritenerlo vero sul piano demografico, le stesse persone usano le stesse parole con i propri figli, con la gente che incontrano per strada, col pizzicagnolo sotto casa, con i colleghi di lavoro o con gli amici al bar, in palestra o in vacanza. E’ la gente a costruire il pensiero comune, non l’università, e neppure il Master o la buona educazione. Quello che passa davanti a un telegiornale, o commentando una notizia sull’argomento al banco del caffè, con una ciambella alla crema in mano, è che – cito brutalmente quello che sento spesso, anche solo passeggiando per la strada – “i vecchi” sono troppi e sono un ber (con obbligata finale romanesca) problema. Non sento quasi mai dire che il vero problema è che non si fanno più figli per paura di rinunciare alla propria libertà, o che è il denaro a dominare la nostra affettività e le nostre relazioni. Sento dire più spesso che con l’eutanasia si può essere d’accordo perché, se sono consapevole e consenziente (quindi il caso belga di applicazione della stessa pratica ai bambini non si capisce), è giusto (secondo chi?) che io scelga di morire (come se avessi scelto di vivere?). Tra poco sarà possibile farlo anche per gli anziani che godono di ottima salute, come Lalla. Lo chiamiamo già “suicidio assistito” per molto meno (molto meglio che chiamarlo “omicidio”), ma il fine è chiaro.
E se invece Lalla fosse una risorsa? Se, per tanti motivi, quel sorriso fosse un patrimonio dell’umanità, un libro aperto sulla storia (vera) del mondo? Qualcosa in grado di rendersi empaticamente utile, di dire ai giovani che invecchieranno anche loro, di essere testimone dell’indissolubilità della vita che lega i genitori ai figli e i nipoti ai nonni? Se Lalla fosse quel che è non solo di per se stessa, “cosa” sarebbero i nostri “vecchi” per noi e per gli altri? E cosa sarebbero molti nostri giovani, tanto attaccati al progresso, alla bellezza, alla fuga dalla realtà, al possesso, all’emancipazione e al denaro?
“Ciao, sono Lalla. Uso Skype, sono su Facebook e navigo in internet, però mi ricordo anche la guerra e la storia vera di una volta. So cucire e cucinare, parlo tre lingue e vado in vacanza con le amiche. Mi sono iscritta in palestra due giorni fa e sto finendo il corso d’inglese. E tu cosa fai di bello?”
Gv 21, 18
“In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”.
Auguri Lalla, con molto affetto!!! La vita è bella ad ogni età!
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