
Della questione del voto elettronico se ne parla da tanto quanto di quella delle macchine a idrogeno. La cosa che più fa sorridere è che Facebook ne faccia uso (secondo me a ragione) ormai per ogni cosa e che per ogni cosa interpelli
il globo a costo zero e “a spese” (per l’utente) di un
Like fatto da casa o dall’ufficio… Qui si tirano giù le montagne e si prosciugano i mari per farci credere che non si possa fare diversamente, ma non è vero, e purtroppo nessuno (volutamente) lo spiega a chi da solo non lo sa, non lo impara, non lo scopre o non ne viene a conoscenza in qualche altro modo. In tempo di elezioni, la gara a chi spende meno in campagna elettorale
è diventata a sua volta
La Campagna Elettorale da fare. Il confronto non avviene con chi, come Facebook,
non spende proprio per l’attività del voto di per sé, ma sempre con chi spende troppo. Siamo sempre lì. Io spendo
meno? Può essere, ma
rispetto a chi,
per fare cosa e
per farlo come è materia di …Shrek.
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Nel pieno della grande corsa vero le primarie, Matteo Renzi guadagna
quasi naturalmente punti, attenzioni mediatiche e sincero interesse collettivo. Quasi 188 mila iscritti alla Facebook fan page che, come ben sappiamo, è oggi un indice
di valutazione spesso più consistente e più attendibile perfino dei tradizionali sondaggi e 44 mila persone circa che ne parlano via web. Bene.
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Mentre pago in cassa 2,19 euro per un pezzo di pizza in Viale Europa alle 2.19 di un lungo pomeriggio che è appena cominciato, passeggio lentamente, e qua e la presto udito e vista ai discorsi e al
fare della gente. Sento commenti sugli scontri di una “giornata sindacale” di estrema violenza in tutta Italia; gente che si chiede come andranno le prossime elezioni con lo stesso interesse riverso su chi vincerà la prossima puntata dell’Eredità; mamme al telefono in corsa tra i bambini presi a scuola (con il suv lasciato a lampeggiare in doppia fila) e la pausa pranzo che finisce; maschi (per lo più sposati) che parlano di
nuove femmine (spesso sposate anche loro)
sbirciate in corridoio; minorenni di nuova generazione (bulli e pupe) usciti dalla scuola media lì accanto che fumano (davanti a tutti, indifferenti) alla fermata del bus; donne anziane in minigonna che aspirano ad avere di nuovo vent’anni, forse accanite fans della Bertè (?); uomini adulti e ben vestiti che mettono continuamente mano alla tasca in cui si trova il portafoglio, come se il peso di troppi spicci incidesse sull’equilibrio del passo preso; commesse precarie in cerca del posto fisso che aspettano di spaccare le lancette prima di alzare di nuovo la serranda; decine di persone che, per lo più ipocondriache e sotto l’effetto dell’industria mediatica del farmaco, fanno la fila in farmacia per comprare
sostanze del tutto inutili ben propagandate; bimbi di pochi mesi lasciati a tate di “poca esperienza”;
gente forte che parla di
gente misera e
gente misera che parla di
gente che ha potere; anziani soli in difficoltà anche solo per poter camminare in autonomia su marciapiedi i cui sanpietrini fuori posto sono ormai come trappole per topi… incontro perfino un invalido sulla sedia a rotelle che fermo in un angolo della strada dice al telefono a qualcuno:
“Ho visto scendere una signora (io avrei aggiunto “che godeva di ottima salute e camminava svelta su un tacco 11”)
, ma non ho fatto in tempo a dirle di lasciarmi libero il posto“…
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Per la seconda volta, in occasione della presentazione del suo secondo libro,
“Sposala e muori per lei”, ieri sera sono andata a sentire
Costanza Miriano a Roma, alla Gran Madre di Dio di Ponte Milvio. Già autrice di
“Sposati e sii sottomessa”, arrivato ormai a 30.000 copie, Costanza conferma la sua chiara natura di
donna senza paura, con consueto garbo, estrema dolcezza e sospesa femminilità. All’evento di presentazione, con chiesa stracolma (anche grazie alla presenza del biblista
Don Fabio Rosini – direttore dell’Ufficio per il Servizio delle Vocazioni della diocesi di Roma – che accompagna Costanza in un cammino narrativo, teologico e filosofico sui temi più appassionanti del matrimonio, dell’amore e della genitorialità), si respira un’aria ilare, gioiosa, frizzante e leggera – perfettamente in tono con lo stile di Costanza.
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Credo in un solo Dio. Su tutto il resto pongo domande.