Archivi tag: Innoventory
Dallo stinco in giu, perchè sia il Buon Sud a fare notizia
Furto con destrezza… innovazione che bellezza!
La camelia e il fico secco
Branco Digitale
"Innovazione all’italiana" o futuro del Paese?
Vedendola al presente, col senno di poi tra tangentopoli, vallettopoli e affittopoli, la maggiore “astuzia” di chi, nonostante tutto ancora oggi, tiene saldamente strette le redini del potere (nel senso più generale del termine) a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, è proprio nella notevole capacità “retista e ramificata” di mantenere salde le lobby. Un sistema nel sistema, che lega le industrie alle persone, le opportunità al dominio di pochi, i soldi alla famiglia allargata degli amici, il bene comune a pochi fortunati, il merito all’occasione, il talento al “dimme che te serve” e …ops, l’innovazione alla bandiera di una nuova moda del Made in Italy: indice di misera popolarità per i più “creativi poveri di ingegno” e di ennesima rete dell’opportunismo ben ramificata per “i lobbisti più esperti”.
Che cosa sta accadendo realmente, secondo me, nel vasto, vastissimo, panorama dell’innovazione in Italia? Accade che, nell’alveo del protagonismo ad personam ognuno cerca il proprio palco, la propria visione, le proprie scenografie, i propri contesti e il proprio pubblico, per quel proprio breve attimo di banale popolarità (grande o piccolo che sia), fatto di poco (per non dire di niente), mentre nella grande fabbrica dei poteri forti, le lobby (quelle vere, ramificate, forti ed economicamente salde) armano manifesti nazionali, tirano su grattaceli di progettualità e costruiscono castelli… fatti di poco (per non dire di niente). Il contenuto del “creativo povero di ingegno”, per l’ennesima volta, alimenta il non contenuto dei “lobbisti più esperti”. Così, dal nulla e tutte insieme, nascono le tante iniziative dell’innovazione all’italiana sventolanti “ricchi premi” da 10 mila euro (che altro non sono che operazioni di marketing e comunicazione in favore del premiante) e grandi eventi da 300 mila euro che, per contro ben spesi, quasi quasi aiuterebbero perfino più di un giovane figlio di nessuno a far emergere il proprio progetto su carta… finito (ovviamente) in quel famoso cassetto di una innovazione che avrebbe potuto cambiare il mondo.
Nel mio libro scrivo che i giovani di oggi dovrebbero interrogarsi sul fatto che se “il potere delle grandi lobby” è ciò che ancora li governa a tutti i livelli, il vero motivo è nel fatto che noi (nelle successive generazioni) non siamo riusciti “a fare altrettanto”. Guardiamo all’America con invidia e aspirazione, cercando di emularne il risultato (avendo poco chiara la premessa) e non ci ricordiamo mai che proprio da lì nasce la prima palestra di “lobbing”… Quello che accade oggi è esattamente l’ennesima riprova di questo. Le lobby continuano a fare aggregazione e a trovare sinergie di poteri dominanti, anche nel nome della grande bandiera dell’innovazione (senza neanche meglio comprendere cosa sia in realtà), mentre noi siamo tutti (ognuno a suo modo) presi dal misero tentativo di fare ognuno per sè, nella propria piccola ma brillantissima sfera di inconsistente popolarità.
Ora, mi domando, se proprio chi lo fa perchè ci crede, o per il bene del Paese, o per la tanto pretesa libertà di internet, in questo scenario solo apparentemente così rivoluzionario, non si unisce e non aggrega la propria forza, il proprio coraggio, la propria missione e i propri intenti, quali esiti potrà mai trarre l’Italia dai vari, tanti e variegati “attori buoni” dell’alveo dell’ingegno? Se lo chiede una persona che è arrivata sin qui senza cappelli, senza marchi, senza finanziamenti, senza niente di niente. Passione e volontà.
Tra le poche cose che ho capito nel corso della mia breve vita, fatta di tante piccole esperienze di poco conto, ho ben chiaro un fatto: i numeri. I numeri, in Italia e verso i poteri forti, sono l’unica cosa che conta per fare in modo che parte di 26 mila precari siciliani vengano regolarizzati dopo un’occupazione di 3 giorni fatta davanti alla Regione. “L’innovazione buona” di oggi (che non sia frutto di protagonismi o auto proclamazioni) è troppo frammentata per avere una voce in capitolo: si disperde tra le troppe scene e i troppi palchi che ci rendono, a nostro modo, ognuno protagonista della propria innovazione. Io continuo a sostenere che solo la massa critica potrà realmente contribuire a farci fare un grande salto nel futuro e a portare questo Paese nel progresso e chi la pensa come me, altrettanto lo sta capendo e altrettanto con me riesce a comunicare e a costruire sinergie aggreganti. Oggi in Italia un Grillo “a bordo di un canotto”, senza un progetto vero che sia in grado di proiettare un Paese nel futuro, vale il 5% “di qualcosa che in qualche modo ai poteri forti interessa”. Quantomeno preoccupa, spaventa o scuote. Chi sa cosa dice, come dirlo e come metterlo in pratica, se ci crede può, più di chiunque altro, fare la differenza. Che aspettiamo? Io ci sono e con me parecchi altri…
Cosa "suona" davvero nel "futuro della rete"
Fenotipo del "navigatore seriale medio"
“Sorprendentemente”, ci sono molti casi in cui l’innovazione (socialmente non percepita ma magari largamente utilizzata) raggiunge perfino picchi di “apparente assurdità” che però nel frattempo, e all’isaputa dei più, genera:– ricchezza, evoluzione, produttività e progresso per chi vede il bicchiere mezzo pieno
– dipendenza da social network, danni celebrali, blocchi della crescita e imbarazzi mentali di ogni tipo per chi vede il bicchiere mezzo vuoto.
Quello a seguire è un chiaro esempio di picco di “apparente assurdità”, frutto di una “innovazione di oggi”, che nel frattempo genera qualità per chi si sente un inquilino fisso del primo caso (bicchiere mezzo pieno) e menomazioni mentali nel secondo caso (bicchiere mezzo vuoto), verso le quali c’è comunque e sempre da fare una certa attenzione perchè non diventino a loro modo “degenerative”.
Quelli a seguire, sono i 5 giochi più utilizzati su Facebook (Cifre di febbraio 2010 – Fonte: insidesocialgames.com):
1: FarmvilleCon oltre 83 milioni di utenti mensili, lo sviluppatore Zynga ha dato vita ad un gioco di simulazione per la costruzione della propria azienda agricola. I giocatori pagano per gli animali, gli arredi e i semi per la coltivazione in entrambe le valute virtuali e reali. La moneta virtuale è generata da colture commerciali con altri giocatori, mentre il resto può essere acquistato con soldi veri o moneta virtuale.
2: Birthday Cards
Non è propriamente un gioco, ma una domanda con 47 milioni di utenti che organizzano in un proprio calendario di compleanni dei propri amici: permette di inviare gratuitamente o a pagamento regali virtuali ed è stato sviluppato da RockYou!
3: Café del MondoUn altro mondo-building applicazione da Zynga che, come Farmville, vi mette a capo di una attività che è possibile espandere o consente di andare in fallimento. 30,6 milioni gli utenti al mese.
4: Texas Holdem Poker
Zynga di nuovo, con un tradizionale gioco di poker in cui i chip sono purched per soldi reali, anche se molto meno nel mondo reale. 26,8 milioni gli utenti.
5: Happy AquariumSviluppato da CrowdStar, che ha 26,1 milioni di utenti al mese.
Come dice sempre uno dei miei soci, trovo anche io assurdo che ci siano persone in tutto il mondo che passano sempre di più il proprio tempo a piantare carote sul video di un pc … :-) eppure… dietro a questi numeri o “sotto al soppalco di una trattoria virtuale”, molto spesso (grazie all’intuizione produttiva di qualcuno) vivono aziende fatte di persone, spesso fondate da ragazzi giovanissimi, che danno pane e lavoro ad intere famiglie che in alcuni casi possiedono persino animali veri! Pazzesco, come se non bastasse “il tormentone della gallina virtuale” nel recinto di gioco per tutto il giorno! :-)
Su questo argomento mi vengono in mente una serie di considerazioni (e ne descirivo solo alcune a caso) su uno dei temi più caldi del momento, quello di internet alle persone, che a mio avviso traccia “il fenotipo del navigatore ideale” (lasciando da parte le versioni estreme del terrorista, del mafioso e del killer):
– mediamente è un “cazzaro” :-) nel senso NON assoluto del termine;
– ha tutte le caratteristiche del serial navigator, ovvero replica il proprio comportamento “con propensione al cazzeggio” nei diversi habitat della rete (se pianta carote su Fb c’è da aspettarsi che usi Orkut per avere una falsa identità o per cambiare sesso);
– ha una percezione della rete e del web come “un mazzo di carte”: su Fb gioca a briscola e su Orkut fa i solitari;
– protende ad avere espressioni di “coraggio digitale” (mi sbilancio e chiedo amicizia ad una persona che non conosco) che nella “vita analogica” diventano fughe sconfinate (come glielo chiedo il numero di telefono a quello/a li?);
– mette a disposizione della collettività, quasi come fosse una materia prima necessaria, il suo Status: sono in bagno, prendo il treno, viva la vita, oggi mi rode, ecc.
Sappiamo che in tutto il mondo, ad oggi, le informazioni di valore che popolano la rete grazie al contributo degli utenti, pesa da parecchio tempo su un solo 8-10% delle informazioni complessivamente disponibili in rete. Il che significa che pur crescendo la popolazione su web, e pur moltiplicanosi gli spazi nei quali è possibile avere un comportamento attivo e/o partecipativo con altri utenti della rete, il navigatore seriale medio, nella sua vita digitale …è e rimane tendenzialmente un cazzaro :-) Detta così ci sarebbe anche poco da ridere! Il fattore però non secondario da considerare è che “il cazzaro” è a suo modo anche lui una fonte di valore, della quale in tutto o in parte internet si avvale. Corrisponde esattamente a quel 90-92% di persone che fanno diversamente uso dei contenuti del web e che contribuiscono al successo dell’iniziativa innovativa di qualcuno… che magari nel frattempo ha creato “un giochino idiota” per pescare le fave in una piscina pubblica nel centro di Manhattan.
Non mi voglio dilungare troppo a fare un fiume di considerazioni che però andrebbero fatte, ma guardando questa foto dall’alto qui la questione è:
– dove collocare il giusto equilibrio tra innovazione e valore;
– come cercare di spostare l’asse nel tempo in quel range 10-90, ammesso che sia giusto farlo;
– come far capire a chi non lo sa che internet merita il premio Nobel per la Pace se poi è percepito dai più come un orto in cui piantare carote e allevare mucche grasse;
– come ideare una cultura digitale che in modo diffuso e condiviso dia valore ai migliori comportamenti analogici dell’uomo;
– come avvicinare il termine innovazione prima di tutto al contesto sociale.
Queste sono le cose a cui pensavo ieri notte. Direi che qualche mezza soluzione in mente ce l’avrei… e, come è mia buona abitudine fare, non intendo ovviamente lasciarla a metà.