di Paolo Perazzolo, 15 Ottobre 2014
È scomparso oggi il grande storico della filosofia, autore di uno dei manuali più studiati alla scuola superiore. Grande esperto della filosofia antica e di Platone, seppe sempre coniugare l’esercizio del pensiero critico con una fede appassionata e profonda. Riproponiamo qui un’intervista realizzata sul tema delle radici cristiane dell’Europa.
«Quando la Storia del pensiero occidentale, che ho scritto insieme a Dario Antiseri, è stata tradotta in russo, sono stato invitato a Mosca per la nomina a professor honoris causa. Lì mi portarono a visitare la basilica del Salvatore: l’edificio, ora restaurato, era stato completamente distrutto e al suo posto era stata costruita una piscina. Lo stesso è accaduto con la Costituzione europea: per una forma di integralismo laicista e illuminista, le radici cristiane sono state negate con una gigantesca rimozione storica, una damnatio memoriae che tende a cancellare fatti fondamentali del passato, in presenza dei quali la nuova ideologia non potrebbe mai imporsi».
È un fiume in piena, il professor Giovanni Reale. Ed è felice di poter dare il proprio contributo di riflessione sulla vicenda «dell’assurda negazione delle radici cristiane dell’Europa». Assurda perché «senza cristianesimo l’Europa, questa Europa non sarebbe mai nata». Pochi come lui, fra i più grandi conoscitori della filosofia antica e autore del volume Radici culturali e spirituali dell’Europa (Raffaello Cortina Editore), sono titolati a spiegare perché è stato compiuto un madornale errore storico.
Professore, perché era doveroso sottolineare, nel preambolo della Carta europea, le radici cristiane? «Non si contesta il diritto ad affermare una cultura postcristiana, ma la negazione di un dato di fatto: l’Europa è quello che è grazie al cristianesimo».
Proviamo a spiegare perché?
«Anzitutto per la centralità dell’uomo, asse portante della sua cultura. I Greci avevano una visione cosmocentrica. Platone diceva: l’universo non esiste per te, ma tu per l’universo. La Bibbia muta radicalmente prospettiva. I Dieci comandamenti cominciano così: Io sono il signore Dio tuo…, vale a dire: conun colloquio fra Dio e l’uomo, che in tal modo acquisisce uno spessore sconosciuto alle altre culture. Da qui nasce poi il concetto moderno di persona. Dove troviamo qualcosa di simile, al di fuori del cristianesimo?».
Nel Prologo c’è però un riferimento al concetto di persona…
«Intesa però come individuo, che è inrealtà la negazione del concetto autentico di persona, al quale appartiene la dimensione della relazione e della solidarietà, altra insostituibile eredità che il cristianesimo, pure attraverso l’azione del monachesimo, ha lasciato all’Europa».
Vale a dire?
«Anche i greci avevano parlato di amore. Per Platone, ad esempio, era la via per avvicinarsi a realtà sempre più elevate. Una visione affascinante: che cosa si può pretendere di più? E invece il cristianesimo è andato oltre, insegnando un concetto di amore che da acquisitivo diventa donativo e che, come scriveva Kierkegaard, diventa tanto più grande quanto più piccolo è l’essere che lo riceve. E l’apporto del cristianesimo all’Europa non finisce qui…».
Che altro c’è ancora?
«Oltre al concetto di persona e di amore, l’Europa deve riconoscere al cristianesimo la capacità di dare un senso al dolore, che diventa non soltanto un’esperienza di crescita umana, ma addirittura la via per conquistare la salvezza nell’attraversare il mare della vita».
Di tutto questo nella Carta non c’è traccia: è dunque da buttare?
«La Carta è un inizio. Gli euro burocrati hanno voluto fondare l’Unione sul diritto e sull’economia, ma se pensano che 25 Paesi stiano insieme solo per questo, resteranno delusi. La Carta è necessaria, ma non certo sufficiente».
E l’apertura alle diverse religioni, come va interpretata?
«Mi sembra ambigua, perché se il dialogo è in sé un valore, è vano pensare di rapportarsi agli altri cancellando la propria identità. Dire che tutto vale allo stesso modo, equivale a dire che tutto vale zero».
Quali margini di manovra restano, a questo punto, per chi giudica carente questa Costituzione europea?
«Nessuna Costituzione è in grado diformare una comunità, non bastano le leggi per edificare una casa: per questo occorre costruire l’uomo europeo. Impresa impossibile se si rinnegano le sue radici culturali e spirituali».
Fonte: Famiglia Cristiana