di Redazione
Paolo Ruffini (Valentano, 1765 – Modena, 1822).
Filosofo, medico e matematico insigne, Ruffini cominciò i suoi studi in seminario, per poi divenire docente di Medicina e Matematica all’Università di Modena.
Chiamato nel 1798 a giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina, in quanto pubblico impiegato, si rifiutò di farlo in quanto il giuramento offendeva la sua fede cattolica. Ruffini protestò formalmente per iscritto, anche con una lettera indirizzata alla commissione di Pubblica Istruzione, ben sapendo che ciò avrebbe significato per lui la perdita del lavoro e della cattedra universitaria che occupava. Come effettivamente avvenne. Con la Restaurazione divenne rettore dell’Università di Modena e nel 1816 presidente della Società Italiana delle Scienze.
Il suo impegno filosofico invece consta di uno scritto critico nei confronti delle tesi di Laplace e di un trattato logico-matematico sull'”immaterialità dell’anima”, pubblicato nel 1806. Quest’opera è un tentativo di dimostrare la spiritualità dell’anima, confutando il sensismo ed il materialismo, cioè ogni tentativo di ridurre tutte le operazioni intellettuali a semplici sensazioni. Bersaglio prediletto di tale trattato furono le dottrine materialiste di Erasmo Darwin, nonno del più celebre Charles.
Fonte: “Scienziati, dunque credenti” (Francesco Agnoli), Edizioni Cantagalli.