Il Nord Dakota voterà per introdurre nella costituzione il «diritto alla vita» fin dal concepimento.

Il 4 novembre, gli elettori dello stato americano voteranno per riconoscere «l’inalienabile diritto alla vita di ogni essere umano in ogni stadio di sviluppo». È il primo caso negli Stati Uniti.

di Tempi, 28 Ottobre 2014

Allo scopo di tutelare i diritti delle donne, degli omosessuali, di chi desidera un figlio, di chi vuole suicidarsi, in gran parte del mondo occidentale le leggi a tutela della vita umana stanno diventando più permissive. Il Nord Dakota è un’eccezione. Lo stato americano che da otto anni vive un boom economico grazie alla rivoluzione dello shale gas, in occasione delle elezioni di midterm del 4 novembre, sottoporrà ai cittadini la scelta di introdurre in costituzione il diritto alla vita fin dal concepimento.

dakota

DIRITTO ALLA VITA. «L’inalienabile diritto alla vita di ogni essere umano in ogni stadio di sviluppo deve essere riconosciuto e protetto», recita il testo che andrebbe ad aggiungersi all’articolo 1 della costituzione del Nord Dakota. Qualora l’emendamento passasse, sarebbe il primo a sancire in una costituzione statale americana che la vita umana inizia dalle fasi iniziali del suo sviluppo.
Secondo i recenti sondaggi l’emendamento raccoglie il favore del 50 per cento degli elettori. Stando alle rilevazioni dell’University of North Dakota, la norma sul diritto alla vita ottiene i maggiori consensi tra i giovani: gli intervistati fra i 18 e i 30 anni sono stati più propensi a votare a favore del provvedimento, con il 62 per cento dei favorevoli. I meno propensi a sostenere il diritto alla vita nella costituzione sono gli elettori fra i 46 e i 65 anni.

EFFETTO A CATENA. La legge, sponsorizzata dalla senatrice repubblicana dell’assemblea legislativa Margaret Sitte, non bandisce l’aborto, ma – sostengono i promotori – servirebbe a proteggere le leggi esistenti dall’attivismo giudiziario. In molti stati americani, infatti, leggi restrittive sull’aborto sono state  affossate in tribunale. Secondo i conservatori, i giudici americani, in misura sempre maggiore, nelle loro sentenze sulle questioni etiche più delicate (dalla vita umana ai matrimoni gay) stanno esprimendo orientamenti progressisti. Ciò spiegherebbe, secondo i detrattori del «diritto alla vita», la vaghezza della norma promossa dal parlamento del Nord Dakota. Non citando direttamente l’aborto e la fecondazione, la norma metterebbe in difficoltà anche i giudici più navigati, finendo per compromettere il controllo delle nascite, le decisioni sul fine vita e la fecondazione in vitro. Secondo Elizabeth Nash, responsabile dell’istituto di ricerca progressista Guttmacher, «se passasse, si avrà un effetto a catena, l’esempio del Nord Dakota sarebbe emulato da altri stati», quelli più conservatori, come Alaska, Texas e Mississippi.

Fonte: Tempi

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