di Alberto Bobbio, 9 Ottobre 2014
E’ sempre più evidente (ed ufficiale) che si confrontano diverse linee. Emergono le prime proposte pratiche. C’è chi ragiona di un cammino, che – a determinate condizioni – porti alla benedizione di una seconda unione (che in ogni caso non sarà mai un sacramento).
“C’è una linea che parla con molta decisione dell’annuncio del Vangelo del matrimonio che esige di affermare che, se c’è un legame valido esistente, non è possibile l’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati”, ha dichiaratopadre Federico Lombardi, nel consueto briefing con i giornalisti. “E c’è un’altra linea che, non negando in alcun modo l’indissolubilità del matrimonio com’è nella proposta del Signore Gesù, però vuole vedere, nella chiave della misericordia, le situazioni vissute e fare un discernimento su come affrontarle nelle varie situazioni che sono a volte molto specifiche”.
Quindi “vedere se senza negare la dottrina fondamentale, si può venire incontro alla misericordia, in un approccio pastorale sulle varie situazioni che si vogliono affrontare”. E’ questo, secondo Lombardi, “lo schema fondamentale su cui si muovono i diversi interventi”. Il Sinodo sta affrontando oggi anche la tematica della nullità del matrimonio. Molti hanno insistito sulla necessità di snellire le procedure, ma senza dare l’impressione che la nullità sia una sorta di divorzio cattolico. Qualcuno ha chiesto più rispetto per i divorziati risposati, che spesso vivono situazioni di disagi e anche di ingiustizia sociale, hanno problemi economici. Una soluzione per capire che tipo di azione pastorale, è stato suggerito, potrebbe essere quella di diffondere maggiormente i gruppi di ascolto ed evitare di dare giudizi morali e parlare di “stato permanente di peccato”, cercando invece di far capire che l’esclusione dal sacramento non esclude l’esclusione dalla Grazia, attraverso la Comunione spirituale.
In ogni caso molti hanno ribadito che non esistono soluzioni facili a questo problema. Anche per la pastorale per gli omosessuali molti padri intervenuti hanno sottolineato l’importanza dell’ascolto e anche di gruppi di ascolto nelle parrocchie. Più in generale è stato ribadito che la Chiesa non è una dogana, che lascia fuori i cattivi e fa entrare solo i buoni, ma una casa dove ci sono famiglie senza problemi e famiglie in crisi. Ciò che è importante è guardare alle persone e alla loro vita.
Il concetto è stato ribadito anche dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi, ai giornalisti: “Dobbiamo adottare l’ermeneutica del Papa, che è quella di salvare la dottrina ma a partire dalle singole persone, dalle loro concrete situazioni e necessità, urgenze, sofferenze. Noi dobbiamo dare una risposta a persone concrete che si trovano in condizioni di gravità e urgenza”. E ha fatto l’esempio del Vangelo: “Gesù nel Vangelo ha detto: quando ti cade il figlio nel pozzo il giorno di sabato cosa fai? Le risposte, in questa situazione di gravità e urgenza possono essere due: io non faccio niente perché devo rispettare la legge del sabato; oppure no, qui ci sono due persone che hanno bisogno di me, gravità e urgenza, allora intervengo. La legge del sabato c’è, la rispetto pienamente ma ho dei casi che impongono il mio intervento”.
Il cardinale è intervenuto al Sinodo proprio su questo tema e ha riassunto ciò che ha detto, facendo anche qui un esempio concreto: “ Ho raccontato il caso di una persona che vive una unione non legittima, però non può uscire da questa situazione. Pensate a una donna che si è accasata con un uomo abbandonato ingiustamente dalla propria moglie, con tre bambini piccoli: questa donna si è unita a lui, ha allevato questi bambini, e noi le diciamo ‘tu abbandona questa unione se no non ti diamo la Comunione?”. Se succedesse questo i figli non sarebbero cresciuti da nessuno”. In casi del genere “qualcosa si deve fare” ha spiegato il cardinale, che ha aggiunto: “Se il Sinodo comincia a pensare a questo, ottiene un grande risultato”.
In ogni caso per Coccopalmerio sul tema dei divorziati risposati “non potrà mai esserci una norma generale”, ma “casi da esaminare da parte del vescovo locale, o di un gruppo di vescovi che potrebbero dare una risposta positiva”. Il cardinale ha confermato, come riporta anche l’Osservatore Romano nell’edizione del 10 ottobre ma da qualche ora online, che “il Sinodo ha preso in considerazione la prassi delle Chiesa ortodosse che consente nuovi unioni dopo il divorzio”. Coccopalmerio ha aggiunto che “è una via difficile per la Chiesa latina, ma sicuramente può essere studiata e ne può derivare qualcosa di importante”. L’Osservatore Romano precisa che la proposta è quella di “istituire una sorta di catecumenato o di ordo penitentium sul modello di quello già esistente nella Chiesa primitiva” per “quanti vorrebbero poter tornare a sposarsi in chiesa”. Si potrebbe trattare, a quanto si apprende, di una “benedizione” delle nuove unioni e non di un nuovo sacramento. L’Osservatore Romano aggiunge che “la proposta non è finalizzata a dar vita a una entità propriamente istituzionale, ma a una cura pastorale organizzata per i divorziati risposati”.
Il cardinale ha anche parlato delle unioni gay, ribadendo il no al matrimonio. Ha precisato però che al Sinodo non se ne è parlato molto. Gli interventi sono stati quasi tutti per sollecitare una maggiore attenzione al linguaggio che deve essere “rispettoso” e ha ripreso il concetto espresso da Papa Francesco quando ha detto “chi sono io per giudicare un omosessuale”. Coccopalmerio ha osservato che “un conto è non giudicare”, un altro è dire che “benediciamo la loro unione, come cosa buona”.
Fonte: Famiglia Cristiana