di Giorgia Petrini
Poverine, penso sempre quando le vedo tutte dipinte e mezze nude sulle foto che circolano in rete, scattate nelle piazze, in qualche trasmissione televisiva da strapazzo, in un talk o -ultimamente- anche in una cattedrale (a Strasburgo, per contestare l’intervento di Papa Francesco in Parlamento). Si fanno pagare “dal primo che passa” in vena di controinformazione -lo sappiamo tutti, no?- per diffondere tra le coscienze assopite e attratte dal caos, quattro scarabocchi sulle tette e un fisichetto niente male. Con quale intento? Apparentemente, solo quello di infondere dubbi e pervertire il pensiero di molti, condannare quello che dirà il Santo Padre, favorire l’aborto come diritto o farsi gioco di chi si batte per dimostrare che -udite, udite!- la realtà esiste veramente. Apparentemente, dicevo. In verità, per poco più di questo.
Dico poverine perché provo per loro una sincera compassione. E’ un movimento femminista (e già questo non gli fa onore, per quello che molti, me compresa, pensano delle femministe), è nato in Ucraina (Stato in testa ai sostenitori “progressisti” devoti all’abbattimento della realtà a tutti i livelli, dall’utero in affitto all’eutanasia) ed è “rappresentato” per lo più da donne -studentesse universitarie- mezze (e in qualche caso completamente) nude con età compresa tra i 18 e i 22 anni.
Dico poverine perché, a quell’età e al giorno d’oggi, dovrebbero occuparsi meglio del loro futuro, essere in cerca di amore più che d’odio, guardare un film al cinema, uscire con un ragazzo o semplicemente studiare per laurearsi. Invece no. Sono lì a sbattersi per quattro spicci su cose che, non solo loro, non riusciranno mai a cambiare, perché -grazie a Dio- la realtà esiste veramente ed è sempre più forte, più solida e più evidente di ogni tentativo di smentirla, di spiegarla o di cambiarla.
Perdono tempo le Femen, peccato. Perdono gli anni migliori della loro vita a farsi vedere da molti per non farsi guardare da nessuno. Perdono il loro pudore e la loro dignità. Perdono il senso profondo che le loro tette nascondono e il significato più bello e intimo di ogni nudità. Perdono la vita in cambio di denaro e la coscienza in cambio delle grida. Perdono la vera libertà che è quella di essere liberi davvero, anche di dire no, e fanno sempre un passo avanti verso la peggiore delle schiavitù: quella a cui ognuno condanna se stesso per non aver colto un segno, una luce, una speranza o una parola.
Povere Femen, ancora non lo sanno, ma non diventeranno mai delle vere donne se non sapranno esserlo davvero.