Mi chiamo Silvia Buso, sono di Padova. All’età di 16 anni, esattamente il 4 ottobre 2004, mi sono ritrovata, inaspettatamente, a non poter camminare più e ad essere costretta a rimanere immobilizzata su una sedia a rotelle a causa di una grave paraplegia alle gambe. Fu come passare dal giorno alla notte. Nei mesi successivi la mia malattia è peggiorata, ho perso peso e sono iniziate delle crisi simil-epilettiche.
Una sera poco prima di Pasqua del 2005, mi si è avvicinata una signora e mi ha messo tra le mani una medaglietta della Madonna, dicendomi che era stata benedetta durante l’apparizione a Medjugorje e anche se ne aveva solo una, in quel momento riteneva che io ne avessi più bisogno di lei. Io l’ho presa e appena tornata a casa l’ho messa al collo. Lunedì 20 giugno 2005 quando la fisiatra mi ha detto che doveva accompagnare sua madre a Medjugorje, d’istinto le ho chiesto se poteva portarmi con lei! Mi ha risposto che si sarebbe informata e dopo tre giorni ero già sul pullman verso Medjugorje con mio padre! Sono arrivata la mattina di venerdì 24 giugno 2005; durante la giornata abbiamo seguito tutte le funzioni e abbiamo avuto l’incontro con il veggente Ivan, lo stesso che più tardi, alle 22, avrebbe avuto l’apparizione sulla collina del Podbrdo.
Alla sera quando mi è stato chiesto se volevo andare anch’io sulla collina, ho rifiutato spiegando che la carrozzina su un monte non può salire e non volevo disturbare gli altri pellegrini. Mi hanno detto che non c’erano problemi e che avrebbero fatto a turno. Così abbiamo lasciato la carrozzina ai piedi del monte e mi hanno preso in braccio per portarmi fino in cima. Era pieno di gente, ma siamo riusciti a passare.
Arrivati vicino alla statua della Madonna, mi hanno fatto sedere e ho iniziato a pregare. Ricordo che non pregavo per me, non ho mai chiesto la grazia di poter camminare perché mi sembrava una cosa impossibile. Pregavo per gli altri, per le persone che in quel momento si trovavano nel dolore. Ricordo che quelle due ore di preghiera sono volate via; preghiera che ho fatto veramente con il cuore. Poco prima dell’apparizione, il mio capogruppo seduto di fianco a me mi ha detto di chiedere tutto ciò che volevo alla Madonna, Lei sarebbe scesa dal Cielo sulla terra, sarebbe stata lì, davanti a noi e avrebbe ascoltato tutti in modo uguale. Ho chiesto allora di avere la forza per poter accettare la carrozzina: avevo 17 anni e un futuro in carrozzina mi ha sempre spaventato tantissimo. Alle ore 22 è cominciata l’apparizione che è durata 10 minuti nel più assoluto silenzio che ha avvolto la collina e ha accompagnato l’estasi di Ivan. Mentre pregavo fui attratta da una splendida luce alla mia sinistra, in alto. Era una luce meravigliosa, tenue e riposante, costante a differenza dei flash e torce che si accendevano e spegnevano in continuazione: era un’aureola viva. Intorno a me c’erano tante altre persone che io intravedevo come figure scure nel buio della notte, mentre quella luce si imponeva nitida al mio sguardo, come una presenza distinguibile ed attraente, benché ne provassi quasi timore al punto che più di una volta ho abbassato lo sguardo, ma poi con la coda dell’occhio mi era inevitabile ricominciare a fissarla.
Finita l’apparizione, quella luce svanì dolcemente. Dopo la traduzione in italiano del messaggio della Madonna, due persone del mio gruppo mi hanno preso per portarmi giù ma nell’atto di sollevarmi, qualcuno inciampò e i miei compagni persero la presa ed io caddi all’indietro.
Picchiai violentemente la testa, il collo e la schiena a terra, su quelle pietre dure e taglienti, ma io non sentii il minimo dolore, anzi mi pareva di essermi distesa su di un morbido materasso. Sono come svenuta, anzi apparentemente non davo segni di vita. Io però, pur non rendendomi conto di quello che accadeva attorno a me, sentivo una gioia paradisiaca e una voce dolcissima che mi tranquillizzava, mi calmava come coccolandomi. Mi hanno raccontato che subito hanno iniziato a gettarmi dell’acqua e alcuni medici hanno provato a sentirmi il polso e il respiro, ma niente, in me non c’era più alcun segno di vita. Molti ormai scuotevano la testa considerandomi morta. In questo stato sono rimasta per cinque minuti.
Ma poi, all’improvviso, ho riaperto gli occhi e mentre vedevo mio padre piangere disperato, mi resi subito conto che per la prima volta dopo 9 mesi sentivo le mie gambe. Così scoppiando in un pianto dirotto e tremando ho gridato: “Sono guarita, sono guarita! Io cammino!” E così mi sono alzata come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ricordo che c’era una mano tesa davanti a me e io nel volergliela afferrare mi sono ritrovata in piedi come se fosse la cosa più naturale. Non avevo neppure un graffio. Io volevo scendere dalla collina da sola, con le mia gambe, ma i miei amici continuavano a sostenermi perché ero agitatissima e temevano che mi facessi male, ma arrivata ai piedi del Podbrdo quando mi hanno avvicinato la carrozzina, l’ho rifiutata e non ne ho avuto più bisogno. E da quel momento ho ricominciato a camminare da sola. Quella notte non riuscii a dormire e così alle 5 del mattino seguente stavo già scalando il Krizevac da sola, con le mie gambe, senza alcun aiuto. I primi giorni che camminavo avevo i muscoli delle gambe indeboliti e atrofizzati dalla paralisi, ma non avevo paura di cadere perché mi sentivo come sorretta da fili invisibili.
Qualche mese dopo sono scomparse anche le crisi simil-epilettiche, a seguito di una benedizione di padre Ljubo Kurtovic, e sono completamente guarita.
Ma soprattutto è cambiata la mia vita e quella della mia famiglia che ogni giorno si riunisce in preghiera per lodare il Signore e ringraziare la Vergine Maria. La grazia più grande che Dio mi ha donato, infatti, è stata la mia conversione e quella della mia famiglia. Io sono piuttosto timida, ma con la conversione è come se Dio mi avesse acceso un fuoco dentro. Certo, il fuoco va sempre alimentato con la preghiera, il rosario, l’eucaristia, la santa Messa e l’adorazione. E tutto ciò che chiede la Madonna a Medjugorije. E questo fuoco non si spegne. Questa per me è la cosa più bella e importante della mia vita.